Durante la relazione alla Commissione Affari sociali della Camera, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla medicina dell’emergenza-urgenza e dei pronto soccorso, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha affermato: “Stimiamo che manchino 4.500 medici e circa 10mila infermieri a livello nazionale. Questo ha portato al ricorso a gettonisti/cooperative, con effetti deleteri sul sistema”.
In riferimento al rapporto Anac del 15 febbraio sul ricorso a medici e infermieri gettonisti, relativo a settembre 2023, Schillaci ha elencato le spese delle Regioni, tutte coinvolte nel fenomeno, a eccezione della Provincia autonoma di Trento: “Dall’analisi territoriale sulla spesa effettivamente sostenuta dalle stazioni appaltanti nel periodo 2019-2023 emerge che le Regioni impegnate dal punto di vista economico sono la Lombardia (56 milioni), l’Abruzzo (51 milioni) e il Piemonte (34 milioni), con valori nettamente superiori a quelli registrati dalle altre”.
E ancora: “Rispetto ad esempio al Lazio, quarta regione per spesa sostenuta con 13 milioni, si registrano un +332% della Lombardia, un +297% dell’Abruzzo e un +165% del Piemonte. Per Lombardia e Lazio l’entità della spesa per i medici è pressoché equivalente a quella per gli infermieri. Per il Piemonte prevale la spesa per i medici, mentre per l’Abruzzo la spesa è totalmente imputata al personale infermieristico”.
Schillaci ha poi presentato gli ultimi bilanci riguardanti la questione specifica delle criticità nell’area dell’emergenza-urgenza: “Per il 2022 i dati riportano più di 17 milioni di accessi in pronto soccorso, con il 12% in codice bianco, il 50% in codice verde, il 19% in codice azzurro, il 17% in codice arancione e il 2% in codice rosso”.
Sempre Schillaci: “La stima degli accessi evitabili, per codici bianco/verde con dimissione a domicilio, riporta una percentuale sul totale superiore al 40%. Il rispetto dei tempi, su base regionale, viene uniformemente garantito per i codici bianco/verde, mentre per azzurro, arancione e rosso si assiste a un notevole variabilità, spesso con il mancato rispetto dei tempi massimi previsti”.
Ancora il ministo Schillaci: “La dimissione a domicilio rappresenta la quota preponderante degli esiti di tutti gli accessi, toccando il 70% del totale. Il ricovero in degenza raggiunge il 12% del totale, mentre il ricorso all’osservazione breve intensiva o alla dimissione a struttura ambulatoriale sconta importanti disomogeneità a livello regionale, così come, di pari passo, non è uniforme il recepimento da parte delle Regioni delle linee di indirizzo esistenti”.
Su questo tema Schillaci ha concluso: “Sarà fondamentale cambiare e modernizzare la sanità con la medicina territoriale, e penso alle case o agli ospedali di comunità, che dovrebbero essere pensati realizzati in prossimità degli ospedali. Il cittadino si sente più sicuro se si rivolge a una struttura che abbastanza vicina all’ospedale, perché in caso di codice non grave può raggiungere una struttura ospedaliera più complessa in poco tempo”.
Redazione Nurse Times
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