In Veneto operano 37.195 infermieri iscritti all’albo, ma all’appello ne mancano circa 5mila. A preoccupare, però, è soprattutto la forbice sempre più grande tra la dotazione organica ottimale e gli effettivi infermieri in servizio. E’ quanto sottolinea Nursing Up Veneto, che ha tracciato un bilancio della situazione regionale.
Sebbene le Università di Padova e Verona abbiano aumentato il numero di posti dei corsi di Infermieristica di circa il 6%, si registra un vistoso calo medio di circa il 20% delle domande di iscrizione complessive.
Nel dettaglio: l’Università di Padova ha aumentato i suoi posti del corso di Infermieristica, portandoli quest’anno a 1.050, contro i 950 del 2022-2023 e gli 841 (2021-2022), ma il numero di studenti e studentesse che hanno avanzato domanda di iscrizione è calato del 20,6% (meno 222 il saldo tra 2022 e 2023, visto che le domande sono crollate da 1.076 a 854 nell’arco di un anno).
Anche all’Università di Verona i posti sono stati incrementati: erano 874 nel 2021-2022; sono passati a 914 nel 2022-2023 e a 934 nel 2023-2024. Ma la risposta dei giovani, anche in questo caso, registra un -11,4% delle domande di iscrizione (pari a 91 adesioni mancanti tra 2022 e 2023, visto che le domande sono diminuite da 801 a 710).
“L’infermiere è l’unica figura sanitaria responsabile dell’assistenza infermieristica – dichiara Guerrino Silvestrini, responsabile di Nursing Up Veneto -. Nelle nostre realtà svolge la sua attività a contatto con il paziente nell’arco delle 24 ore, ed è quindi fondamentale nel sistema assistenziale sociosanitario. Eppure questi dati dimostrano in maniera lampante che la professione sta perdendo appeal. Nonostante gli sforzi profusi per potenziare un’offerta formativa d’eccellenza e l’urgenza di dover reperire figure dell’area infermieristica per far funzionare il nostro sistema sociosanitario, l’interesse va scemando”.
Prosegue il responsabile di Nursing Up Veneto: “Ci sono due ragioni che spiegano questo preoccupante fenomeno: la condizione lavorativa proibitiva e la scoraggiante prospettiva economica. Chi lavora è chiamato a dare sempre di più in termini di orario aggiuntivo, salti di riposi, notturni da gestire in carenza di organico, ma riconoscimento e gratificazioni che ne conseguono sono assolutamente inadeguati. Le conseguenze sono le dimissioni precoci dalle strutture sanitarie pubbliche”.
Sempre il responsabile di Nursing Up Veneto: “Sotto il profilo salariale, l’anno scorso è stato rinnovato il Contratto nazionale e, grazie a Nursing Up, è stata ripristinata l’indennità specifica di professione infermieristica. Adesso, in fase di rinnovo contrattuale, ne chiediamo il raddoppio all’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran), attraverso lo stanziamento di altri 430 milioni di euro (70 euro lordi al mese)”.
Conclude il responsabile di Nursing Up Veneto: “L’obiettivo è di giungere a un aumento dello stipendio dell’infermiere e delle altre professioni sanitarie in linea con la media europea, così da evitare la fuga dalla sanità pubblica verso la libera professione o la ricerca di nuove opportunità all’estero. Ne va della tenuta del sistema”.
Redazione Nurse Times
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