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Hiv: nel Lazio il record di nuove diagnosi. Parte a Roma la 16esima edizione di ICAR

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Hiv: nel Lazio il record di nuove diagnosi. Parte a Roma la 16esima edizione di ICAR
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Il Lazio si configura come la regione italiana con la maggiore incidenza di HIV. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nella regione Lazio nel 2022 sono state notificate 293 nuove diagnosi di HIV, in oltre il 60% dei casi in fase avanzata, per un’incidenza di 4.8 x 100mila residenti, superiore alla media nazionale, che è di 3.2 x 100mila. L’incidenza si rivela ancora più elevata nella città di Roma (5.2 x 100mila).

Il Lazio e Roma sono rispettivamente la regione e la città con la maggiore incidenza in Italia: un dato preoccupante, che però avvalora ancor più la sede capitolina della 16° edizione di ICAR – Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (https://www.icar2024.it/), che si tiene dal 19 al 21 giugno a Roma, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Centro Congressi Europa, Largo Francesco Vito, 1.

QUANDO POTREMO AVERE UNA CAPITALE CON ZERO CASI DI HIV?

ICAR sarà un’occasione per approfondimenti scientifici, attività di formazione, ma soprattutto un punto di partenza per lanciare nuove proposte di servizi sul territorio, come avviene in molte città che sono diventate Fast-Track Cities, ossia città che si occupano di raggiungere gli obiettivi dell’OMS (95-95-95). Uno di questi potrebbero essere i check point che erogano informazioni, test rapidi ed avviano verso i centri infettivologici specializzati laddove necessario. Invitato anche il sindaco Roberto Gualtieri, la cui auspicata partecipazione sarà l’occasione per proporre l’obiettivo Zero Infezioni di HIV e per promuovere l’ingresso della Capitale nel progetto Fast-Track cities.

I DATI HIV 2022: LAZIO, NUMERI SU CUI RIFLETTERE

In Italia oggi vi sono poco più di 140mila persone che vivono con HIV, di cui circa 10mila inconsapevoli del proprio stato di infezione. Recentemente il Sistema Nazionale di Sorveglianza dell’ISS ha contato poco meno di duemila nuove infezioni ogni anno; nel 2022 ha riportato 1.888 nuove diagnosi, di cui il 58% di queste diagnosi in fase avanzata di malattia.

“I dati più recenti confermano la necessità di diffondere maggiormente il test per poter intervenire quando si è ancora in tempo per limitare le conseguenze dell’infezione – sottolinea la professoressa Antonella Cingolani, copresidente ICAR –. La terapia antiretrovirale, infatti, permette alle persone con HIV di cronicizzare l’infezione e di avere una qualità di vita simile alla popolazione generale. Inoltre, se la terapia è assunta regolarmente, la viremia si può azzerare fino a rendere il virus non trasmissibile, come sancito dall’equazione U=U, Undetectable=Untrasmittable”.

E ancora: “Analizzando i dati regionali, emerge il primato negativo del Lazio, dove l’incidenza delle nuove diagnosi per 100mila residenti è di 4.8, superiore al resto del Paese. In virtù delle sue caratteristiche, il Lazio è da sempre una delle regioni con il maggior numero di contagi, ma a differenza di altre aree, come la Lombardia, non è riuscito a invertire il trend”.

Sempre Cingolani: “Le cause possono essere diverse. Uno degli elementi ancora carenti è la diffusione sul territorio di punti informativi, test rapidi, strumenti di prevenzione anche al di fuori degli ospedali di riferimento. In alcune città la diffusione di check point, spesso gestiti dalle associazioni, ha sicuramente favorito la consapevolezza e incentivato un approccio più completo alla prevenzione della trasmissione di HIV e delle altre malattie sessualmente trasmissibili”.

I RISULTATI DI MILANO “FAST-TRACK CITY”

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha firmato l’adesione del Comune al progetto internazionale per la lotta all’Hiv “Fast Track Cities” nel 2018. L’ingresso del capoluogo lombardo in questa rete globale ha permesso di raggiungere risultati importanti, visto che Milano è stata per anni la città con più casi di contagio in Italia.

“Il calo di nuove diagnosi in una metropoli come Milano, caratterizzata da una società variegata e da realtà socioeconomiche assai diversificate, riveste un profondo significato – sottolinea la professoressa Giulia Carla Marchetti, copresidente ICAR –. In questi anni, si sono diffusi servizi che permettono di veicolare messaggi per la prevenzione e la cura dell’HIV. I check point sul territorio si caratterizzano per l’assenza di barriere e per la presenza di ‘peers’, dei pari, talvolta persone con HIV, con cui l’utente può avere un colloquio informativo sui rischi di contagio da HIV e da infezioni sessualmente trasmesse”.

Aggiunge Marchetti: “In questi luoghi è possibile fare test rapidi e, se necessario, essere indirizzati verso i centri infettivologici. Una città fast track non si contraddistingue solo per i check point, ma anche per le iniziative sul territorio, come i test e le informazioni portate ai diretti interessati senza mediazioni nelle zone della movida. Una molteplicità di azioni che permettono di diversificare gli sforzi per pervenire al risultato auspicato: diagnosi precoci, avvio della terapia, riduzione dei contagi, secondo il principio del treatment as prevention”.

“Il check point milanese a cui hanno collaborato le varie associazioni della Community con attività come test rapidi e poi anche con l’attivazione del centro PrEP al di fuori del contesto sanitario sono stati elementi molto importanti per favorire le diagnosi precoci – spiega Massimo Farinella, copresidente ICAR –. A Roma vi sono varie attività, ma il salto di qualità con l’adesione al progetto fast track cities permetterebbe di sistematizzare e implementare meglio le varie iniziative, anche quelle che si svolgono al di fuori del contesto sanitario, permettendo anche una maggiore diffusione della PrEP, Lo sforzo però deve essere collettivo e richiede l’impiego di risorse: dietro a una fast track city c’è una rete di istituzioni che supporta le attività di tutti i soggetti, centri clinici, associazioni e altri servizi community based che operano attraverso una strategia pianificata per raggiungere gli obiettivi UNAIDS”.

ICAR TORNA A ROMA DOPO SEI ANNI

Icar torna a Roma e non è un caso. La 16° edizione di ICAR torna nella capitale dopo sei anni. Sono attesi oltre mille tra specialisti e clinici, giovani ricercatori, infermieri, operatori nel sociale, volontari delle associazioni pazienti, per un’iniziativa che si conferma punto di riferimento per la comunità scientifica in tema di HIV-AIDS, epatiti, infezioni sessualmente trasmissibili e virali. ICARè organizzato sotto l’egida della SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali), di tutte le maggiori società scientifiche di area infettivologica e virologica e del mondo della Community.

Proprio il presidente SIMIT, Roberto Parrella, ha ribadito l’importanza di affrontare le nuove sfide poste dall’HIV. I presidenti di questa edizione di ICAR sono la professoressa Antonella Cingolani, Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, Roma; Antonio Di Biagio, professore associato Malattie infettive, Università di Genova; Massimo Farinella, responsabile Salute, Circolo Mario Mieli; Giulia Carla Marchetti, professore ordinario di Malattie onfettive, Università degli Studi di Milano.

Redazione Nurse Times

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