Serve un piano provinciale di rilancio della professione infermieristica. Senza infermieri è a rischio il diritto alla tutela della salute nel nostro sistema sanitario provinciale
Ieri, per il test di accesso al corso di laurea in infermieristica sede di Trento, su 200 posti disponibili, le domande di iscrizione sono state 140. A fronte di una continua crescita dei posti a bando (20 in più rispetto all’anno accademico 2023/2024) per sostenere il costante aumento della necessità di cure infermieristiche ad una popolazione sempre più anziana, le domande di iscrizione al corso di laurea in infermieristica presentano un trend in costante calo negli ultimi anni e in caduta libera quest’anno.
A questo drammatico dato di iscrizioni significativamente insufficienti rispetto al fabbisogno, si associa un aumento delle uscite previste nei prossimi anni. La gobba pensionistica si sta avvicinando: dei 4498 infermieri iscritti all’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, 2003 (44,5%) hanno un’età fra i 46 e 60 anni. La previsione è che nei prossimi 10 anni circa 1.300 infermieri andranno in pensione, con una media di 130 infermieri all’anno, a cui si aggiungono le uscite, in progressivo e significativo aumento, per dimissioni volontarie dal sistema sanitario verso la libera professione, il privato, il vicino Alto Adige e verso l’estero.
Il problema della carenza di infermieri è complesso e multi causale. L’andamento demografico prevede sempre meno giovani anche in Trentino, che hanno opportunità sempre più ampie di percorsi universitari e non sono orientati a scegliere percorsi formativi che prevedono un impegno costante 7 giorni su 7 per 365 giorni all’anno.
La priorità, da subito, è dare valore all’infermiere, una professione essenziale per il sistema salute, altamente qualificata, ma non sempre percepita come tale.
Dare valore significa intervenire in modo deciso sull’immagine sociale degli infermieri e sulle
cause profonde della scarsa attrattività e capacità di trattenimento del sistema salute della nostra Provincia: difficili condizioni di esercizio professionale determinate da organici strutturalmente sottodimensionati, attività improprie richieste, difficoltà a coniugare vita privata e lavoro; scarso accesso a percorsi di carriera specialistica e dirigenziale; retribuzioni inadeguate ai livelli di responsabilità assunti (rispetto alla media dei Paesi OCSE lo stipendio italiano medio è inferiore dal 25 al 40%); riconoscimento del valore e delle competenze nella formazione infermieristica universitaria e continua e modelli organizzativi vecchi, che non tengono conto dell’evoluzione delle competenze degli infermieri.
L’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento in questi ultimi anni ha dato dei chiari segnali e messaggi alla politica e alle istituzioni rispetto a tali criticità che stanno impattando in modo significativo sulla professione infermieristica.
Deve essere chiaro che non è solo la crisi degli infermieri, ma è la crisi dell’intero sistema sanitario trentino. Questo problema è molto serio perché la nostra è una Provincia che deve fare i conti anche e soprattutto con il quadro epidemiologico caratterizzato da cronicità e disabilità.
Nel momento in cui avremo più bisogno di assistenza domiciliare e di infermieri, ne avremo sempre meno.
Come Ordine delle Professioni Infermieristiche, alla luce di questo grave problema e degli effetti
che andrà a determinare sul sistema salute trentino in termini di sicurezza e qualità delle cure,
riteniamo irrinunciabile un piano provinciale strutturato di contrasto alla carenza infermieristica e rilancio del valore della professione con azioni concrete a breve e medio-lungo termine comprese riforme di tipo normativo, contrattuale e organizzativo, come stanno realizzando il vicino Alto Adige, il Veneto e altre Regioni. In tal senso l’appello è alla Provincia per raccogliere questa proposta attraverso il coinvolgendo di tutti gli stakeholder.
La questione infermieristica deve essere al centro dell’agenda politica provinciale. Il tema è di interesse pubblico e il tempo per affrontarlo è sempre meno; è a rischio il diritto alla tutela della salute, costituzionalmente sancito dall’art. 32.
Redazione NurseTimes
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