“Se i nostri infermieri vanno via o cambiano lavoro è per via degli stipendi bassi, dei turni estenuanti, della mancanza di progressione di carriera e delle condizioni di lavoro logoranti. Nonostante siano considerati una colonna portante del nostro sistema sanitario, sono tra i meno pagati d’Europa, con una retribuzione che spesso non rispecchia il livello di formazione e la responsabilità che questo ruolo comporta. Di fronte a offerte di lavoro estere più remunerative e a condizioni più favorevoli, molti decidono di espatriare”. Così Massimo Coppia, segretario generale di Uil Fpl del Lario.
La fuga di infermieri verso l’estero, specie verso la Svizzera, è un tema sempre attuale in realtà come Asst Lariana e Asst Lecco. E l’arrivo di professionisti dall’India, annunciato nei giorni scorsi dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, per Coppia non serve ad arginare il fenomeno: “Assumere infermieri dall’India non è una soluzione a lungo termine e rischia di trascurare le problematiche strutturali del nostro sistema sanitario. Non si tratta di una questione di nazionalità – gli infermieri indiani sono competenti e professionali –, ma della necessità di un intervento che possa incidere realmente sulla qualità del nostro sistema sanitario. Senza migliorare le condizioni lavorative e retributive, il rischio è che si continui a perdere forza lavoro qualificata, con conseguenze dirette sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini”.
Dello stesso avviso Fabio Fedeli, presidente di Opi Lecco: “I dati Ocse sulle retribuzioni degli infermieri ci vedono tristemente nella parte bassa della classifica. In particolare nella nostra provincia sarebbe importante riconoscere l’indennità di prossimità, altrimenti rimarrebbe pesantemente penalizzata rispetto alle province di Varese e Como, che sono a pochi minuti di macchina. Oltre a ciò, occorre intervenire sulla valorizzazione professionale”.
Sempre Fedeli: “Il ministro Schillaci ha recentemente annunciato l’apertura di lauree magistrali a indirizzo clinico, che permetterebbero agli infermieri di specializzarsi. È una cosa che condividiamo, ma bisogna premere l’acceleratore per riconoscere la formazione post-base infermieristica anche a chi l’ha conseguita in questi anni, formalizzando competenze esperte e specialistiche”.
E ancora: “Servono poi interventi per prevenire e affrontare il burn-out degli operatori sanitari e la problematica delle aggressioni rivolte contro il personale sanitario. L’aumento delle pene per gli aggressori non è un deterrente sufficiente, se non si contrastano anche gli altri trigger di agiti aggressivi (lunghe attese, ambienti inadeguati, mancata cultura del funzionamento dei servizi)”.
E sull’arrivo di infermieri stranieri: “Non è una soluzione immediata, perché questi colleghi hanno necessità di imparare la lingua e l’organizzazione lavorativa italiana. Si tratta di un processo che potrebbe richiedere anni, prima di renderli autonomi”.
Redazione Nurse Times
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