Il progetto trentino sull’infermiere di comunità “prototipo” per la Federazione nazionale
Le linee di indirizzo sull’infermiere di comunità elaborate dal Collegio IPASVI di Trento sono state recentemente inviate alla Federazione nazionale dei Collegi degli Infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia di Roma per poi essere condivise come “prototipo” con le altre Regioni.
La fase di studio del progetto in Trentino è iniziata diversi anni fa. Una prima versione del documento è stata elaborata su mandato dell’allora assessore provinciale alla Salute, Ugo Rossi.
Da quel momento il Collegio IPASVI ha lavorato, in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento e l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, ad una continua ridefinizione delle linee di indirizzo, andando oltre i modelli già presenti in altre Regioni e collocando l’infermiere di comunità accanto al medico di medicina generale nelle strutture sul territorio, specificatamente nelle aggregazioni funzionali territoriali (AFT).
La figura dell’infermiere di comunità, che vede gli ambienti di vita della persona – casa, comunità, strutture – come setting privilegiati dell’assistenza, ricalca quella di un professionista che agisce in modo proattivo, in rete con tutti i servizi socio sanitari, facilmente riconoscibile e contattabile.
Egli basa il suo operato sui principi della medicina di iniziativa, attingendo all’esperienza assistenziale, alla conoscenza del territorio, delle persone e delle istituzioni. Il nuovo professionista, quindi, funge da ponte e da facilitatore tra il paziente, la sua famiglia e i diversi interlocutori istituzionali.
“È necessario continuare a investire su questo ruolo, perché è il futuro di un’assistenza che si focalizza sui bisogni dei pazienti nella loro unitarietà e continuità”, spiega Luisa Zappini, presidente del Collegio IPASVI di Trento.
“La nostra proposta, attraverso la Federazione nazionale, potrà essere presa come modello ‘di metodo’ dalle altre realtà locali che poi la declineranno singolarmente a livello organizzativo. Il punto focale è la necessità di riconnettere attorno alla persona e ai suoi bisogni l’insieme delle prestazioni, dei processi e dei servizi”.
“C’è una richiesta crescente da parte dei cittadini per l’infermiere di famiglia e di comunità”, conferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale dei Collegi IPASVI. “Sul territorio l’infermiere assicura la continuità della presenza e della presa in carico dei problemi; le sue competenze in questi ambiti favoriscono la personalizzazione degli impegni assunti dalla persona verso la propria salute, riducendo il rischio di istituzionalizzazione/ospedalizzazione. Con il medico di medicina generale si crea così un’alleanza che fa da tramite tra le esigenze della persona assistita e il medico di fiducia. Per questo la presenza dell’infermiere di comunità nelle AFT è un’evoluzione naturale di un’assistenza di qualità”.
Fonte: ipasvi Trento
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