Di seguito un comunicato stampa di Opi Torino.
C’è chi può esercitare senza iscrizione all’Ordine, senza assicurazione e senza nemmeno dimostrare di conoscere l’italiano. E poi ci sono gli infermieri italiani, costretti a muoversi tra vincoli, proroghe a tempo e autorizzazioni spesso negate. Succede in Italia, dove il Decreto Bollette (D.L. 30 marzo 2023, n. 34) ha prorogato fino al 31 dicembre 2025 la possibilità per infermieri e ostetriche dipendenti del Servizio sanitario nazionale di lavorare in libera professione in deroga al vincolo di esclusività, ma ha fermato lì il passo, lasciando fuori la proroga al 2027 attesa da molti.
“Sono scelte miopi – commenta Ivan Bufalo (foto), presidente di Opi Torino –, che danneggiano i cittadini e penalizzano i professionisti rispettosi delle regole, mentre si continua a tollerare il ricorso a personale sanitario non regolamentato, fuori da ogni controllo ordinistico. È un sistema che non premia la qualità, ma la scorciatoia”.
Nel frattempo lo stesso decreto consente fino al 2025, poi ulteriormente prorogato a tutto il 2027, l’esercizio temporaneo della professione sanitaria a chi ha ottenuto un titolo all’estero, anche senza riconoscimento ministeriale, senza iscrizione all’albo e senza obblighi formativi o assicurativi. Una disparità che, per Opi Torino, rischia di creare un doppio binario tra chi lavora nel rispetto delle regole e chi ne è esentato per legge.
Bufalo mette in guardia anche da un altro rischio, meno visibile ma altrettanto concreto: quello della paralisi burocratica. “Molti colleghi – dice il presidente di Opi Torino – ci segnalano che, pur presentando regolare richiesta, si vedono negare o ignorare le autorizzazioni da parte delle aziende sanitarie. Di fatto, la possibilità di esercitare resta sulla carta. Senza una riforma strutturale, la libera professione continuerà a essere considerata un’eccezione, non un diritto”.
PerOpi Torino è il momento di affrontare il tema con visione strategica e responsabilità istituzionale. “Non si può parlare di valorizzazione degli infermieri – conclude Bufalo –, se poi si negano strumenti concreti di autonomia e sviluppo professionale. La libera professione regolata è una risorsa per il sistema sanitario, non un problema da rinviare”.
Redazione Nurse Times
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