Il governatore Zaia, presente al San Bortolo, ricorda i numeri positivi della sanità veneta e invita a non abbassare la guardia.
«Pride, orgoglio». Lo ha ripetuto più volte, il governatore veneto Luca Zaia, ieri all’ospedale San Bortolo di Vicenza per un duplice taglio del nastro: il nuovo angiografo dell’Emodinamica e la cell-factory di palazzo Baggio, che produce in casa farmaci anti-tumori.
«Abbiamo una sanità forte di 54mila dipendenti – ha detto –, che con gli operatori dell’indotto diventano il doppio. In un anno registriamo 80 milioni di prestazioni e 2 milioni di accessi in pronto soccorso. Ci distinguiamo per creatività e innovazione. Siamo i cinesi della situazione. Il primo cyberknife nazionale è entrato qui al San Bortolo. I dati macroscopici dicono che il Veneto è la regione in cui si vive di più. I dati scientifici ci attribuiscono l’eccellenza. Ma ora, dinanzi a difficoltà generali che anche noi scontiamo, il nostro futuro dipende dal saper fare squadra, senza dimenticare l’economia di scala. Ed è una sfida che dovremo affrontare ogni giorno».
La prima emergenza è la carenza di personale. «Ma non è vero che non assumiamo più, che va tutto a rotoli». II numero degli infermieri e degli oss dal 2010 non è mai diminuito. Mancano 1.300 medici, rispetto ai 56mila che non ci sono in tutta Italia, ma le cause sono arcinote: la programmazione sbagliata, le borse di studio insufficienti per l’ingresso in specializzazione, il numero chiuso a Medicina che va eliminato, perché non sono i test di ammissione a far capire se uno è portato per questo mestiere.
Ancora Zaia: «È il momento di effettuare un ulteriore salto di qualità, di cambiare pelle, perché la sanità sta cambiando, sarà sempre più telematica. Per il futuro si prospetta una sempre maggiore deospedalizzazione, e le aziende dovranno dimostrare di avere i requisiti per trovare utenza. Ci sarà una specie di Tripadvisor anche per gli ospedali. Per questo continueremo a investire, per fare sempre meglio, per essere sempre i primi e non rischiare di essere trascinati giù dall’effetto Paese. Ma siete voi (rivolto agli addetti ai lavori presenti, ndr) a portarci le soluzioni, non i problemi».
Anche il direttore generale Giovanni Pavesi ha richiamato l’importanza per l’ospedale di diventare “attrattivo”: «Ogni giorno ricevo primari che mi chiedono di integrare gli organici. Ma oggi il segreto per essere scelti dai pazienti e potenziare i reparti è essere in grado di offrire applicazioni tecnologiche avanzate e servizi adeguati».
Al centro della giornata, l’inaugurazione dell’angiografo nella sala di Emodinamica della Cardiologia, diretta da Francesco Caprioglio: una struttura che nel 2018 ha garantito 1.240 coronarografie diagnostiche e 852 angioplastiche, delle quali 244 d’urgenza, su pazienti con infarto in corso; e che con 160 impianti l’anno è fra i primi 5 centri in Italia come numero di Tavi, l’intervento per sostituire la valvola aortica senza fermare il cuore.
La macchina è costata 760mila euro. Lancia dosi radianti bassissime e consente procedure complesse anche su pazienti ad alto rischio. Non meno importanti sono la cell-factory di palazzo Baggio e le terapie Car-T, ad essa collegate, per sconfiggere leucemie e linfomi con “bombe” cellulari intelligenti. Si tratta delle due punte di diamante come strumento di ricerca e applicazione curativa, presentate ieri a Zaia dal direttore Giuseppe Astori e dal primario di Ematologia, Marco Ruggeri. Due punte di diamante che proiettano Vicenza nel gotha della sanità europea.
Il laboratorio, costato 2 milioni, è il solo attivato in Veneto nel campo della sperimentazione delle cellule mesenchimali, anche se tutte le altre aziende sanitarie hanno avuto l’opportunità di partire in questa direzione.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Giornale di Vivenza
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