Provate ad immaginare di trovarvi di fronte ad una persona che zampilla sangue a causa di una lesione arteriosa. Potrebbe non essere semplice intervenire efficacemente e tempestivamente qualora non avessimo il materiale necessario a portata di mano.
A questo problema ha tentato di trovare una soluzione Joe Landolina, 22enne inventore di VetiGel, un idrogel realizzato partendo da un polimero ottenuto dalle alghe. È cofondatore della società Suneris, compagnia biotech che produce il gel stesso.
Quando viene iniettato direttamente all’interno della lesione è in grado di formare un coagulo in meno di 12 secondi e rimarginare la ferita in alcuni minuti.
I fondamenti scientifici che rendono ciò possibile sono molto semplici: ogni lotto di gel nasce da un’alga che venendo elaborata si trasforma in molti singoli polimeri.
“Rompendo i singolo polimeri in parti ancora più piccole è possibile inserirli in un gel che possa essere iniettato all’interno di una lesione”, spiega Landolina.
Entrando in contatto con il tessuto lesionato, sia che si tratti di cute o di “tessuti molli” quali quelli che compongono fegato, reni e milza, il gel forma istantaneamente una struttura similare ad una maglia metallica, aiutando in prima battuta i lembi a restare fermamente adesi. Contemporaneamente però agisce anche come impalcatura di supporto all’organismo per produrre fibrina.
Questa sostanza proteica collabora nel processo di riparazione a lungo termine permettendo a VetiGel di entrare in azione rapidamente per far aderire i tessuti tra loro. In un secondo momento, il gel potrà sempre essere rimosso in totale sicurezza.
La prima confezione commercializzata negli Stati Uniti d’America conteneva 5 siringhe da 5 millilitri di gel e costava 150 dollari.
Dopo aver ricevuto l’approvazione della FDA, al termine di un periodo di sperimentazione sull’uomo durata 12 mesi, VetiGel potrà essere utilizzato dal personale militare e dagli EMTs di alcuni paesi del mondo. Si spera che possa trovare sempre più settori di applicazione, venendo adottato anche nelle sale operatorie ed infine negli ambienti domestici.
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