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Ventilazione meccanica invasiva: come comunicare col paziente?

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Ventilazione meccanica invasiva: come comunicare col paziente? 1
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Le persone sottoposte a ventilazione meccanica tramite tracheostomia o tubo endotracheale non possono esprimersi tramite l’uso della parola. Ciò può causare una pressoché totale incomunicabilità tra infermiere e paziente, con tutto ciò che ne consegue. Esistono comunque delle strategie, anche piuttosto semplici, per ovviare al problema.

I pazienti in ventilazione meccanica invasiva, intubati o tracheostomizzati, sono impossibilitati a comunicare verbalmente. Questa complicata condizione rende molto difficoltosa o addirittura impossibile l’esternazione dei propri bisogni, dei propri desideri, della propria volontà e può portare gli utenti ad uno stato di estrema frustrazione, rabbia, ansia, panico, paura che nel tempo (spesso si tratta di pazienti cronici stabilizzati, come i malati di SLA e i distrofici) purtroppo rischia di evolvere in apatia ed isolamento.

Esistono però dei metodi di comunicazione alternativi, spesso anche piuttosto semplici da sperimentare, che possono essere scelti insieme al paziente e che sono personalizzabili in base alle sue esigenze. Utilizzandoli, l’utente può mantenersi in contatto con la realtà che lo circonda e provare così a sopportare meglio la propria condizione, tornando ad essere una parte attiva del processo assistenziale che vuole accompagnarlo verso una restitutio ad integrum, un progressivo adattamento ad un’eventuale disabilità o verso una morte serena.

I metodi più diffusi per comunicare con i pazienti in ventilazione meccanica invasiva sono:

  • scrittura. Tramite penne o pennarelli e lavagne, fogli, block notes;
  • cenni del capo. Il paziente risponde con movimenti della testa a semplici domande, somministrate una per volta, dove le risposte possibili sono o No. Vanno evitati quesiti che richiedono più di una scelta o risposte lunghe e articolate, impossibili da esplicitare con dei semplici cenni. Esempi corretti: “vuole essere girato?”, “ha bisogno di essere aspirato?”, “ha dolore?”;
  • cenni delle mani, degli occhi o espressioni del viso, per trasmettere le proprie richieste ed i propri bisogni, come ad esempio scuotere l’indice per dire No, unire pollice ed indice per esprimere un OK, guardare in basso verso il tubo o la cannula per far capire che si ha bisogno di un’aspirazione tracheobronchiale; gli occhi, poi, possono essere usati da pazienti costretti alla totale immobilità per rispondere a domande semplici e dirette: con un ammiccamento si può indicare e con due No;
  • lettura delle labbra. Può essere un metodo valido, ma solo se il paziente ha un controllo accettabile dei muscoli del viso, della bocca e della lingua ed è quindi in grado di mimare correttamente le sillabe necessarie a comporre parole e discorsi;
  • lettere dell’alfabeto, frasi, simboli, immagini strettamente legate ai bisogni del paziente ed alle attività per lui importanti riportati su piccole lavagne, fogli e quaderni che l’interessato può indicare per esprimersi. Nei pazienti in grado di muovere solo gli occhi (come ad esempio i malati di SLA in stadio avanzato), la scelta ideale sarebbe quella di creare l’E-Tran (eye-transfer, ossia, scambio con lo sguardo), che consiste in una tavoletta in plexiglass o lexan sulla quale sono dipinte o incollate le lettere dell’alfabeto, i numeri ed eventuali altri simboli. Il panello viene posto tra la persona che parla, che lo sostiene generalmente con le braccia, all’altezza degli occhi, e la persona invece non parlante. Quest’ultima deve guardare successivamente le lettere della parola che vuole comporre mentre l’interlocutore, seguendo il percorso degli occhi, può facilmente ricostruire il discorso a voce;
  • computer, comunicatori ottici a laser, metodi comunicativi di alta tecnologia. Quando disponibili, semplificano di parecchio la vita ai pazienti. Ma si tratta di apparecchi molto costosi e c’è bisogno di molta pratica prima di poterli utilizzare al meglio.

Redazione Nurse Times

Fonti:

  • Biondino A., Scagnetti T. Assistenza Respiratoria Domiciliare – Il paziente adulto tracheostomizzato in ventilazione meccanica a lungo termine. Ed Universitalia, 2013
  • Grossbach I., Stranberg S., Chlan L., “Promoting effective communication for patients receiving mechanical ventilation, Critical Care Nurse, 2011, 31: 46-60, American Association of Critical-Care Nurses, DOI:10.4037/ccn2010728
  • Happ M.B., Garrett K., DiVirgilio-Thomas D. et al., “Nurse-patient communications interactions in the intensive care unit”, American Journal of Critical Care, 2011, 20: e28-e40, American Association of Critical-Care Nurses, DOI:10.4037/ajcc2011433
  • Happ M.B., Tuite P., Dobbin K., DiVirgilio-Thomas D., Kitutu J., “Communication ability, method, and content among nonspeaking nonsurviving patients treated with mechanical ventilation in intensive care unit”, American Journal of Critical Care, May 2004, 13(3): 210-8; quiz 219-20
COMUN2
Esempio di tavola E-Tran (che si può realizzare con un pezzo di plexiglas) con lettere, le opzioni “sì/no” e anche immagini (disegnate, incollate, ecc.) che si traducono in bisogni, necessità e richieste.
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