Perviene all’attenzione della nostra redazione una segnalazione partita dalla pagina Facebook “SudExit”
La segnalazione di Antonio Lombardi è piuttosto inquietante e si riferisce Ad un consenso informato redatto dalla ULSS 9 del Veneto.
Ecco la denuncia di Antonio Lombardi:
“Su FB un amico mi segnala un modulo del consenso informato utilizzato in una ULSS del Veneto, allorché il paziente deve essere sottoposto ad un esame radiologico chiamato TC – Cone BEAM, utilizzato in odontoiatria.
Leggo e non credo a quel che vedo. Voglio verificare di persona, vado sul sito ufficiale della ULSS 9 del Veneto (Verona e dintorni) e scopro che è tutto vero. Mi metto a cercare qua e là e trovo riscontro anche sul sito dell’Ordine dei medici della Provincia di Bolzano: qui il modulo è in doppia lingua e la versione tedesca è identica sul punto a quella italiana.
Non accade sempre e comunque: in qualche altro caso rilevo che il modulo per il medesimo esame è diverso. Smetto di cercare e comincio a scrivere.
Le modalità dell’esame TC – Cone BEAM sono illustrate in un comunicato del Ministero della salute, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 124 del 29/5/2010. In esso si menziona anche l’obbligo di acquisire preventivamente il consenso informato scritto, precisando genericamente che nel documento “devono essere in modo facilmente comprensibile e chiaro portati a conoscenza del paziente i rischi connessi all’esposizione a fronte dei benefici attesi”. Non vi sono disposizioni dettagliate sul testo specifico, che resta nella responsabilità e saggezza di chi deve prepararlo.
Ebbene, sul modulo del consenso informato utilizzato nella ULSS di Verona, per far comprendere al paziente in maniera semplice il rischio che può comportare tale esame, per l’esposizione ad una dose di radiazioni, dopo aver indicato l’entità della dose stessa si pensa di fare qualche esempio.
Caro paziente, si dice in pratica, sappi che se acconsenti a sottoporti a TC – Cone BEAM è come se tu vivessi un mese a Napoli “il capoluogo con la massima dose ambientale annua in Italia”, o come se trascorressi due mesi in montagna o cinquanta ore di volo a ottomila metri.
Come “vivendo un mese a Napoli”.
Un esempio che stigmatizza fortemente la città dove, tra l’altro, il fenomeno è del tutto naturale, dovuto alla presenza di vulcani (Campi Flegrei, Solfatara, Vesuvio) come spiega il commento di un medico che aveva già segnalato su FB lo scandaloso modulo.
Il servizio sanitario pubblico a Verona annovera al primo posto, tra gli esempi per mettere in guardia i pazienti dal rischio, un soggiorno a Napoli.
Si comprende bene che questa scelta tra le tante possibili (ad esempio quella generica della montagna o del volo o chissà quante altre) poteva e doveva essere evitata. Se è stata fatta, invece, essa appare come una deliberata meschina volontà, o almeno come una squallida superficialità o una colpevole indifferenza, di produrre un devastante etichettamento della città.
Chi ha preparato questo modulo e chi ha deciso di utilizzarlo, non si è fatto scrupolo di proporre un esempio di siffatta bassezza. I veneti capiranno che si tratta di un fenomeno naturale con il quale entrano a contatto milioni di persone? O, più probabilmente, assoceranno l’esempio all’idea di rischio della città, già sottoposta a pesante ed ingiusta stigmatizzazione da parte dei media? Quali saranno i pensieri, i sentimenti ed i comportamenti che ne deriveranno?
È un po’ come se io, a conclusione di una chiacchierata tra amici sulle vacanze, mi permettessi di far loro sottoscrivere una sorta di sciagurato consenso informato: carissimi, volete sapere a quale dose di razzismo vi esporrete andando in villeggiatura sulle Dolomiti? È come trascorrere un giorno a Verona“.
Dopo queste segnalazione la ULSS 9 di Verona in queste ore ha deciso di rimuovere dal proprio sito il consenso informato che discrimina la città di Napoli.
Bisognerà poi vedere se lo modificheranno o lo continueranno comunque ad utilizzare.
Questo il sito della ULSS 9
www.aulss9.veneto.it
Redazione Nurse Times
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