Per l’esattezza di 37 volte con metà dose (booster attualmente autorizzato) e di 83 volte con dose piena. Lo riferisce l’azienda americana.
La terza dose del vaccino anti-Covid di Moderna aumenta significativamenmte la protezione contro la variante Omicron. I dati variano in relazione alla dose utilizzata, come spiega l’azienda produttrice di uno dei due vaccini mRna. La dose attualmente autorizzata come booster (50 microgrammi, pari cioè alla metà della dose utilizzata nelle due iniezioni del ciclo primario) aumenta di circa 37 volte i livelli di anticorpi neutralizzanti contro la nuova mutazione del virus rispetto ai livelli precedenti alla sua somministrazione. Invece una dose di richiamo piena, di 100 microgrammi, li aumenta di circa 83 volte. Moderna, secondo i dati preliminari, ha testato per Omicron sia il vaccino autorizzato che i candidati booster multivalenti, i quali anche hanno rinforzato gli anticorpi neutralizzanti anti-Omicron all’incirca degli stessi livelli.
Sulla base dei risultati emersi, si legge in una nota, vista la “forza dei titoli di anticorpi neutralizzanti generati dal vaccino” attuale “mRNA-1273” e visto “il rapido ritmo di espansione di Omicron e la maggiore complessità della distribuzione di un nuovo vaccino, la società concentrerà i suoi sforzi a breve termine sul booster mRna-1273 per affrontare” il nuovo mutante, pur continuando a lavorare a un vaccino specifico per Omicron.
“Il drammatico aumento dei casi di Covid-19 da variante Omicron riguarda tutti. Tuttavia questi dati che mostrano che il booster Moderna attualmente autorizzato può aumentare gli anticorpi neutralizzanti a livelli 37 volte superiori ai livelli pre-boost – ha affermato Stéphane Bancel, Ceo di Moderna –. Per rispondere a questa variante altamente trasmissibile, Moderna continuerà a far avanzare rapidamente un candidato booster specifico per Omicron ai test clinici nel caso in cui si rendesse necessario in futuro”.
La strategia di Moderna prevede la valutazione del vaccino attuale (mRna-1273) alla dose di richiamo autorizzata (50 µg) e a una dose più alta (100 µg), e dei candidati multivalenti che incorporano precedenti varianti di preoccupazione (mRna-1273.211, mRna-1273.213) anch’essi a 50 e 100 µg e infine candidati booster specifici (Delta, Omicron). I candidati booster sono in valutazione in studi di fase 2/3 di circa 300-600 partecipanti per braccio.
I dati diffusi oggi si basano sui sieri di 20 persone che hanno ricevuto o il richiamo di mRNA-1273, alla dose autorizzata di 50 µg o a quella di 100 µg, o uno dei due candidati multivalente ai livelli di dose di 50 µg o 100 µg. Gli anticorpi neutralizzanti contro Omicron sono stati valutati con test condotti nei laboratori del Centro di ricerca sui vaccini del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid), al Duke University Medical Center. E, spiega Moderna, è in corso la preparazione di una versione pre-print di questi dati.
Tutti i gruppi esaminati, si legge nella nota, avevano bassi livelli di anticorpi neutralizzanti anti-Omicron prima del richiamo. Al giorno 29 dopo il booster autorizzato da 50 µg (di mRNA-1273) la media geometrica dei titoli neutralizzanti (Gmt) contro Omicron era aumentata a 850, circa 37 volte superiore ai livelli pre-boost. Dopo il booster a dose piena di 100 µg questo valore era arrivato a 2.228, circa 83 volte più alto dei livelli pre-boost.
I candidati multivalenti hanno potenziato i livelli di anticorpi neutralizzanti specifici per Omicron a livelli altrettanto elevati. E la scelta a breve termine comunicata dall’azienda è stata dunque di scegliere il vaccino attualmente disponibile come prima linea di difesa. La società ha anche comunicato i dati di sicurezza e tollerabilità dello studio di fase 2/3 sul booster a dose piena di 100 µg, che hanno mostrato come questa dose sia risultata generalmente sicura e ben tollerata. La frequenza e la natura degli eventi avversi sistemici e locali sette giorni dopo una dose di richiamo erano generalmente paragonabili a quelli osservati dopo la serie primaria a due dosi. C’era una tendenza verso reazioni avverse leggermente più frequenti dopo la dose di richiamo di 100 µg rispetto a quella autorizzata di 50 µg di mRNA-1273.
“Data la minaccia a lungo termine dimostrata dalla fuga immunitaria della variante Omicron di Sars-CoV-2, Moderna continuerà anche a sviluppare un vaccino specifico per la variante (mRNA-1273.529), che si prevede avanzi e approdi ai trial clinici sull’uomo all’inizio del 2022, e valuterà l’inclusione di Omicron nel suo programma di richiamo multivalente”, si legge ancora. Moderna ha anche precisato che, “vista la forza dell’attuale vaccino mRna-1273 e la velocità con cui il nuovo mutante si sta diffondendo, la prima linea di difesa contro Omicron sarà una dose booster di mRna-1273”.
Anche Pfizer ha dichiarato la settimana scorsa che la terza dose (30 microgrammi) indica un aumento del livelli di anticorpi di 25 volte rispetto a quelli individuati tre settimane dopo la seconda dose . La capacità di neutralizzare Omicron si mantiene elevata, sebbene più bassa rispetto a Delta. I dati preliminari che arrivano dal Regno Unito hanno mostrato circa il 70% di efficacia del vaccino Pfizer dopo la terza dose e circa il 20%-40% dopo la seconda dose.
Per entrambi i booster non si sa ancora quanto durerà la protezione. Un team tedesco, analizzando i dati di Israele in laboratorio, ha evidenziato un calo rapido dell’efficacia dopo tre mesi del vaccino Pfizer. Per saperlo con certezza bisognerà comunque attendere i dati sul mondo reale.
Redazione Nurse Times
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