È stata individuata anche in Veneto la variante indiana del Coronavirus. Lo ha reso noto il presidente regionale Luca Zaia. “Si tratta – ha detto – di due cittadini indiani di Bassano, padre e figlia, con la variante indiana. Le varianti ormai sono migliaia, e prima o poi arrivano tutte. Affrontiamo giorno dopo giorno questi aspetti, e andiamo avanti”.
Dopo il primo caso segnalato a Firenze il 10 marzo, la variante indiana del Covid-19 è stata sequenziata in Veneto, su due residenti nell’Alto Vicentino. Si tratta di padre e figlia indiani che, rientrati dal Paese d’origine nei giorni scorsi, si sono messi in autoisolamento e hanno allertato subito l’Usl Pedemontana di Bassano.
Il Servizio d’Igiene ha sottoposto a tampone loro e altri due componenti della famiglia, uno dei quali risultato a sua volta positivo. I campioni di padre e figlia sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico delle Venezie (Izv), con sede a Padova, che fa parte dei centri selezionati dall’Istituto superiore di Sanità per una periodica ricerca delle varianti del coronavirus e che ha appunto caratterizzato quella indiana. I tre, spiega il “Corriere della Sera” (M. Nicolussi Moro), sono seguiti a domicilio, perché presentano sintomi lievi.
La variante indiana contiene in sé due mutazioni già note: E484Q e L452R, che per la prima volta compaiono insieme e perché sta probabilmente contribuendo a causare la drammatica ondata che sta stravolgendo l’India (ha spiegato S. Turin sul “Corriere della Sera”). La prima mutazione potrebbe aumentarne la trasmissibilità (è comune alla variante «californiana» diffusa in Usa e più contagiosa) e la seconda potrebbe conferirle il potere di parziale evasione immunitaria, di aggirare cioè l’ effetto del vaccino. Secondo i primi dati da Israele, il vaccino di Pfizer è parzialmente efficace contro la B.1.617. Anche i primi test di neutralizzazione sul vaccino indiano Covaxin hanno mostrato una buona risposta.
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