Soltanto il medico competente potrà valutare se per alcune attività specifiche il rifiuto del vaccino possa essere causa di inidoneità al lavoro.
Per il momento i protocolli anti Covid non dicono nulla sull’obbligo vaccinale e se non sarà prevista una norma di legge che ne preveda – appunto – l’obbligo, le misure di un datore di lavoro difficilmente potranno arrivare al licenziamento. In alcuni casi specifici, però, spiega Giampiero Falasca su Il Sole 24 Ore, il dipendente non vaccinato potrà essere allontanato dal luogo di lavoro, soprattuto se l’assenza di vaccinazione fosse di ostacolo alla sua idoneità alla mansione.
Inoltre, il datore di lavoro non può chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o la copia di documenti che provino l’avvenuta vaccinazione contro il coronavirus.
Il medico competente può valutare, però, se per alcune attività il rifiuto del vaccino possa compromettere l’idoneità del lavoratore alla mansione. Un giudizio che potrà essere formulato nell’ambito della “sorveglianza sanitaria” che ogni azienda è tenuta ad attuare, su richiesta del datore di lavoro o durante i controlli periodici.
- Casa di riposo degli orrori a Latera (Viterbo): l’inquietante condotta dell’oss accusato di violenza sessuale
- Aggressioni a infermieri e medici: +33% in un anno. Boom di violenze negli ospedali italiani
- Non sapeva fare nulla, ma lavorava come medico all’ospedale di Bordighera (Imperia): finta dottoressa a processo. Accolta la richiesta di perizia psichiatrica
- Morti sospette all’ospedale di Argenta (Ferrara), si scava nel passato dell’infermiere indagato
- Rinnovo Ccnl Sanità, Vannini (Fp Cgil) spiega le ragioni del no: “Niente risposte alle nostre richieste. Si vuole continuare a spremere i lavoratori”
Lascia un commento