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Vaccino AstraZeneca e caso Camilla Canepa: medici di Lavagna a rischio processo per omicidio colposo

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Sicilia, autopsia esclude nesso tra vaccino AstraZeneca e morte del militare Giuseppe Maniscalco
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Medici dell’ospedale di Lavagna a rischio processo per la morte di Camilla Canepa: omicidio colposo e falso in atto pubblico

La Procura di Genova ha formalmente richiesto il rinvio a giudizio per alcuni medici dell’ospedale di Lavagna, coinvolti nella gestione del tragico caso di Camilla Canepa, la diciottenne di Sestri Levante deceduta dopo aver ricevuto la somministrazione del vaccino anti-Covid AstraZeneca. Il caso, che risale al giugno 2021, ha acceso il dibattito sull’adeguata applicazione delle linee guida per il riconoscimento della sindrome da trombocitopenia trombotica indotta da vaccino (VITT), una condizione rara ma grave associata ad alcuni vaccini contro il Covid-19.

Secondo l’accusa, i medici avrebbero agito con negligenza e imprudenza, non eseguendo test diagnostici fondamentali per individuare la VITT. Nonostante la presenza di sintomi riconducibili alla patologia, come un forte e persistente mal di testa dopo la recente vaccinazione, i sanitari non avrebbero eseguito esami specifici quali il dosaggio del D-Dimero e la ricerca degli anticorpi anti-eparina/PF4, indicati nelle linee guida per identificare la sindrome.

Accuse di omicidio colposo e falso in atto pubblico

Oltre all’accusa di omicidio colposo, alla squadra di medici è contestato anche il reato di falso in atto pubblico per la presunta omissione della vaccinazione anti-Covid nella cartella clinica della paziente. La mancata annotazione del vaccino AstraZeneca nei documenti clinici avrebbe impedito una valutazione completa dei sintomi presentati dalla giovane, compromettendo così la possibilità di una diagnosi tempestiva.

Prossimi passi legali

La Procura di Genova ha depositato gli atti e richiesto formalmente l’apertura del processo. I difensori dei medici hanno ora l’opportunità di presentare memorie difensive e richiedere ulteriori accertamenti. Si tratta di un caso che, oltre a sollevare riflessioni sulla sicurezza dei protocolli sanitari, pone l’accento sulla necessità di un’attenta osservanza delle linee guida in casi di potenziale reazione avversa ai vaccini.

Redazione Nurse Times

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