Preso atto dell’ondata estiva in atto, il ministero della Salute ha deciso di estendere la platea vaccinale del cosiddetto second booster. Intanto Eric Topol, fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute (Usa), lancia un nuovo allarme sulla variante BA.2.75: “E’ la peggiore vista finora”.
A seguito della nota dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), pubblicata l’11 luglio 2022, anche in Italia è arrivato il via libera alla seconda dose di richiamo per tutti gli over 60 e per tutte le persone (a partire dai 12 anni) con elevata fragilità, motivata dalle patologie indicate nella precedente fase della campagna vaccinale.
Preso atto del parere del Cts di Aifa, in considerazione dell’attuale ripresa dell’epidemia di Covid-19 e dell’aumentata incidenza di ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva, il ministero della Salute ha inviato la circolare “Estensione della platea vaccinale destinataria della seconda dose di richiamo (second booster) nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID19”, che raccomanda la somministrazione della seconda dose booster a tutte le persone di età uguale o superiore ai 60 anni, purché sia trascorso un intervallo minimo di almeno 120 giorni dalla prima dose di richiamo o dall’ultima infezione successiva al richiamo (data del test diagnostico positivo).
Il ministero della Salute ricorda che la seconda dose di richiamo (second booster) è altresì raccomandata alle persone (a partire dai 12 anni) con elevata fragilità, motivata da patologie concomitanti/preesistenti, purché anche in questo caso sia trascorso un intervallo minimo di almeno 120 giorni dalla prima dose di richiamo o dall’ultima infezione successiva al richiamo (data del test diagnostico positivo). Ribadisce, infine, la priorità assoluta di mettere in massima protezione tutti i soggetti che non hanno ancora ricevuto né il ciclo di vaccinazione primaria né la prima dose di richiamo (booster) e per i quali la stessa è già stata raccomandata.
Intanto la comunità scientifica internazionale si dice preoccupata dalla sottovariante di Omicron (BA.2.75), che sta causando un nuovo boom di contagi. Dopo l’allarme lanciato, tra gli altri, dal virologo Tom Peacock, dell’Imperial College di Londra, arriva il focus non certo rassicurante a opera di Eric Topol, fondatore e direttore dello Scripps Research Translational Institute.
“La variante BA.5 ha una maggiore evasione immunitaria rispetto alle altre sottovarianti di Omicron – afferma l’esperto -. La capacità infettiva di BA.5 è più simile a Delta che alla precedente famiglia di varianti Omicron. Questa relazione è degna di nota perché estende la nota proprietà di fuga immunitaria di BA.5 (che ha dimostrato di essere meno reattivo agli anticorpi monoclonali Evusheld rispetto alle precedenti varianti Omicron) anche a una maggiore infettività. Questo potrebbe essere in linea con le segnalazioni aneddotiche di periodi molto lunghi per il test negativo dopo le infezioni da BA.5, spesso superiori a dieci giorni. L’ho definita la variante peggiore che abbiamo visto finora per la sua gravità di evasione immunitaria e trasmissibilità rispetto a qualsiasi variante precedente della Sars-CoV-2, non perché provochi una malattia più grave, il che è ancora poco chiaro ma possibile, data la sua caratteristica di infettività, simile a quella di Delta”.
Un dato, quest’ultimo, di difficile interpretazione visto che “il nostro muro immunitario fa una grande differenza nel modo in cui percepiamo la malattia indotta da ogni variante successiva”. Quello a cui assistiamo in molti Paesi europei e negli Stati Uniti è “un modello di aumento dei ricoveri per BA.5, ancora in crescita, ma per lo più ben al di sotto di quanto osservato nelle ondate precedenti”. La buona notizia è che, in generale, “i ricoveri in terapia intensiva e i decessi non aumentano quanto i ricoveri”.
E in molti Paesi è così. “Oltre all’Europa e agli Stati Uniti – spiega lo scienziato statunitense – ci sono nuovi picchi di casi di BA.5: in Israele, Giappone, Singapore, Nuova Zelanda, Australia, Indonesia, Cina e Brasile. Molti di questi picchi di casi sono accompagnati anche da un aumento dei ricoveri ospedalieri. Negli Stati Uniti, mentre i casi confermati, che rappresentano solo una piccola frazione delle nuove infezioni effettive, si sono aggirati per settimane intorno ai 100mila, c’è stato un aumento significativo dei ricoveri e dei ricoveri in terapia intensiva, anche se ben al di sotto dell’ondata iniziale di Omicron (ora arrivano a 40mila, contro i 160mila ricoveri al picco di BA.1)”.
Come difendersi, allora, da questa variante così aggressiva? “Le nostre migliori protezioni contro le infezioni e le reinfezioni da BA.5 consistono ora in mascherine di alta qualità e ben adattate, nel distanziamento fisico, nella filtrazione dell’aria, nella ventilazione e nella vaccinazione, oltre che nei richiami vaccinali”.
E su quest’ultimo tema Topol spiega: “Nella migliore delle ipotesi non ci sarà un richiamo specifico per il BA.5 prima di novembre o dicembre, e ciò rappresenta una strategia fallimentare di ricerca di varianti, sapendo bene che il BA.5 non sarà il virus dominante in circolazione tra cinque o sei mesi. Dobbiamo anticipare il virus, smettendo di agire come spettatori. La BA.5 ci ha insegnato ancora una volta che il virus non si attenua e non scompare. Mentre il virus aumenta le sue mutazioni, noi siamo diventati ironicamente immutabili, più resistenti a prendere una posizione aggressiva con i vaccini di seconda generazione e nasali, che sono chiaramente alla nostra portata”.
Redazione Nurse Times
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