L’università ha il compito di preparare e formare gli studenti per il lavoro, e mai come in questi anni, il problema della disoccupazione giovanile è diventato un vero e proprio allarme.
C’è da dire anche che investire sulla preparazione universitaria è spesso anche molto costoso. Eppure, dal Regno Unito arriva una proposta innovativa. Se i giovani laureati non riusciranno a trovare un impiego, l’università ha il dovere di rimborsarli.
Questo quanto succede all’Università di Legge di Guildford, nel Regno Unito, che si è impegnata a rimborsare gli ex-studenti di un massimo di 7.000 sterline (all’incirca 2/3 – la metà delle tasse complessive) nel caso in cui si trovino senza lavoro a nove mesi dalla laurea.
Primi a promuovere un’iniziativa di questo genere, i professori della Ulaw sono convinti che questa misura rivoluzionerà il settore degli studi legali e soprattutto del praticantato in un panorama in cui gli studenti si trovano costantemente ad affrontare problemi economici e debiti per potersi permettere gli studi.
Come sottolinea l‘Independent, la trovata ha anche uno scopo pubblicitario, per rendere l’università più appetibile agli studenti in un “mercato” sempre più competitivo. Tuttavia, la proposta si fonda sull’assoluta garanzia della qualità degli studi intrapresi, pena il rimbordo dello studente disoccupato. David Johnson, ceo della ULaw, sa bene che gli studenti non vogliono soltanto un diploma, ma ne vogliono vedere anche i risultati (considerato anche che le rette delle università britanniche possono raggiungere cifre molto alte).
La ULaw ha quindi deciso di impegnarsi in questa direzione. E la certezza di offrire un’istruzione altamente qualificata spinge questi professori a poter assicurare senza rischiare di dire assurdità che i loro studenti troveranno un lavoro in meno di nove mesi dalla laurea, altrimenti gli verranno restituiti quasi due terzi della retta.
Se la stessa formula fosse introdotta nelle università italiane?
Giuseppe Papagni
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