Ha sfidato Ama, la municipalizzata che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti capitolini… E ha vinto il suo ricorso: ora paga solo il 50% della Tari e aspetta un cospicuo rimborso. Trattasi di Mauro Di Fresco, infermiere e presidente dell’AADI
Oltre a essere la vittoria di un infermiere, che come riporta il Codice Deontologico “riconosce la salute come bene fondamentale della persona e interesse della collettività”, questa è senza dubbio la vittoria di un cittadino informato. Che, consapevole dei propri diritti e esasperato da una situazione (quella dell’immondizia sparsa un po’ ovunque da tempo immemore in diversi quartieri di Roma) non più sostenibile, si è rimboccato le maniche e ha lanciato una sfida a Ama, la municipalizzata che si occupa della raccolta e della distruzione dei rifiuti capitolini. Battendola.
Tutto ebbe inizio nel lontano 2012, quando il dott. Mauro Di Fresco (presidente dell’AADI, Associazione Avvocatura Diritto Infermieristico), che vive a Fidene (Roma Nord), inviò ad Ama una prima lettera di diffida, con allegate le immagini dello scempio che quotidianamente si consumava presso la sua abitazione: cumuli di immondizia abbandonata in strada, topi e liquami; proprio sotto le finestre di casa sua, dove dormono i suoi bambini.
Ovviamente non successe nulla. Ma le segnalazioni e le denunce della famiglia Di Fresco sono state pressoché continue, fino a giugno 2017, periodo in cui l’infermiere inviò l’ultima lettera di protesta. Ebbene… Da lì in poi la situazione ebbe una svolta, tanto che lo scorso febbraio è finita davanti al giudice della Commissione tributaria provinciale.
La strada è stata presto ripulita e ora rasenta la lucentezza, ok, ma… La vittoria di Di Fresco è andata ben oltre: il giudice ha accolto il suo ricorso con la richiesta di rimborso del 50% della Tari in quanto “dalla documentazione risulta evidente che il ricorrente ha ricevuto un servizio di smaltimento rifiuti del tutto non idoneo e irregolare”. Nella sentenza, depositata lo scorso 21 marzo, si legge: “La Commissione dichiara di accogliere il ricorso riducendo l’importo dovuto del 50%” in quanto “sussistono idonei motivi per la compensazione delle spese di giudizio”.
L’infermiere, docente universitario laureato anche in Scienze Giuridiche e Giurisprudenza, ha deciso di fare appello alla giurisprudenza tributaria in quanto “la Tari è una tassa che corrisponde a un servizio, quindi se è carente il cittadino ha diritto a una riduzione. Non è un’imposta che va pagata e basta”.
Si evince come per effettuare tale ricorso sia stato fondamentale documentare, fotografare, segnalare e denunciare nel tempo. Così ha infatti scritto il giudice nella sentenza: “il ricorrente eccepiva che fin dal 2012 con telefonate e lettere di diffida, corredate di documentazione fotografica, faceva presente all’Ama di subire un grave disservizio sia per la mancata raccolta dell’immondizia da parte dell’Ama, sia per la posizione in cui erano stati collocati i cassonetti nelle immediate vicinanze della propria abitazione e in dettaglio davanti alla propria finestra, creando una inevitabile situazione di carenza igienico sanitaria”.
Da cittadino e da infermiere il dott. Mauro Di Fresco ha perciò fatto il suo dovere. Vincendo, perché mossosi con razionalità e intelligenza. Per sé stesso, per la sua famiglia e per la collettività. E ora attende anche un rimborso: “Su un importo complessivo di circa 3.600 euro relativo a questi anni di battaglie, aspetto di rientrare di circa 1.800 euro” ha dichiarato. E non è poco.
La vicenda, viste le condizioni in cui versano le strade della capitale d’Italia, dove i cittadini sono costretti a effettuare veri e propri slalom tra buche e sacchi della spazzatura, si preannuncia come un precedente molto importante.
Alessio Biondino
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