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Massimo Randolfi

Un calciatore con defibrillatore non può giocare in Italia

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Eriksen operato: defibrillatore sottocutaneo dopo il malore in campo. Tornerà a giocare?
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Al minuto 43 della partita Danimarca-Finlandia, il 29enne centrocampista danese Christian Eriksen ha avuto un grave malore e si è pensato al peggio. Con un efficace e tempestivo intervento, i medici sono riusciti a rianimarlo e portarlo al Rigshospitalet di Copenaghen. Il calciatore è stato impiantato un defibrillatore cardiaco sottocutaneo (ICD) che gli permetterà di non rischiare più la vita in caso di un’aritmia potenzialmente letale. Potrà tornare a giocare?

In Italia non si può giocare con un defibrillatore. All’estero, invece, le cose sono diverse: Blind, ex compagno di squadra di Eriksen all’Ajax e difensore dell’Olanda, sta partecipando agli Europei con lo stesso apparecchio salvavita.

Le linee guida italiane, le più severe in Europa, non prevedono la possibilità di giocare con un defibrillatore per due motivi. La prima è che l’intensa attività agonistica può essere la causa dell’aritmia, e la seconda è che in caso di traumi e scontri di gioco si può colpire l’apparecchio provocando gravi conseguenze. Ho letto che neanche in Inghilterra può giocare, ma in altri paesi sì” ha detto il dottor Lucio Mos, presidente della Società Italiana di Cardiologia dello Sport, scrive V. Franzellitti su sanitainformazione.it.

Per gli sportivi in Italia, spiega il medico, sono previsti “una visita medica, un ECG di base e uno durante e dopo lo sforzo, una spirometria e l’esame delle urine”. “Questi sono gli esami di base – aggiunge il cardiologo -. Per questi professionisti è previsto anche un ecocardiogramma. Se questi controlli risultano negativi non si deve fare altro. Se invece danno qualche sospetto si può fare un holter, la coronarografia, la risonanza magnetica e la Tac coronarica. Non ha senso fare esami di secondo livello se non c’è alcun sospetto in quelli di base: l’idoneità c’è”.

Noi in Italia facciamo più di qualsiasi altro Stato, siamo estremamente prudenti. Da quando c’è l’obbligatorietà della visita sportiva, i dati dimostrano che la morte improvvisa è drasticamente diminuita. E che i controlli e la ripetizione degli esami ogni anno sono importanti per diagnosticare patologie” ha aggiunto l’esperto.

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