Una migliore capacità di trattamento dell’infezione e una migliore organizzazione sanitaria per contrastare l’epidemia, ma anche – si specifica – meno diagnosi, hanno prodotto ad oggi meno morti per covid. Lo rivelano gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità.
Gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità
La prima cosa che chiaramente emerge riguarda il numero di decessi: si va riducendo progressivamente dopo la fine di marzo; questo riflette soprattutto la diminuzione delle nuove diagnosi di Covid19 dall’ultima decade di marzo.
Inoltre, limitato è il numero dei deceduti cui è stata diagnosticata l’infezione dopo il 4 maggio (2% dei deceduti totali). Questo dato riflette il basso numero dei diagnosticati dopo tale data ed anche il poco tempo trascorso tra la diagnosi e l’ultimo aggiornamento nella sorveglianza.
Inoltre, scrive l’Iss, i pazienti diagnosticati dopo il 4 maggio hanno un tempo di osservazione mediamente molto più breve rispetto a quelli diagnosticati prima di tale data.
Apparente riduzione della letalità
Gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, inoltre, evidenziano come nell’ultimo mese le regioni sono verosimilmente riuscite a diagnosticare casi meno gravi rispetto alla fase precedente. In questo si riflette una apparente riduzione della letalità.
Infine, l’età media della popolazione deceduta per COVID-19 va progressivamente aumentando dopo la metà di marzo. Secondo l’Iss questo potrebbe essere spiegato da una migliore capacità di trattamento dell’infezione. Allo stesso modo una migliore organizzazione sanitaria per contrastare l’epidemia potrebbe aver prodotto risultati positivi. Non è da escludere nelle considerazioni che l’esecuzione di un maggior numero di tamponi,può aver determinato un aumento dell’età media dei deceduti diagnosticati COVID-19. Infatti, nei mesi più recenti anche pazienti molto anziani e complessi hanno effettuato il tampone (per esempio in RSA), diversamente dalle prime fasi dell’epidemia (mese di marzo),
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