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Fnopi: “Infermiere di famiglia e distretto: Governo e Parlamento diano il via al nuovo modello”

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Coronavirus, Asl Roma 6:  infermieri di famiglia sempre più in prima linea
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La Federazione commenta il parere della Commissione Affari sociali sul Decreto Rilancio.

“Un passo fondamentale, quello della Commissione Affari sociali attraverso il suo parere sul Decreto Rilancio, con il quale si sottolinea l’importanza della figura dell’infermiere di famiglia e di comunità anche attraverso la sua partecipazione all’attuazione dei piani di assistenza territoriale per l’identificazione e la gestione dei contatti, l’organizzazione dell’attività di sorveglianza attiva, con un ruolo di responsabilità e coordinamento nei processi infermieristici a livello distrettuale”. La Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che rappresenta i 450mila infermieri presenti in Italia, commenta così il parere della Commissione Affari sociali sul Dl Rilancio.

E aggiunge: “Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha finora facilitato questo processo: vigili perché tutto questo sia realizzato e perché sul territorio nasca davvero una rete multiprofessionale proattiva e d’iniziativa che tuteli la salute delle persone dall’educazione sanitaria alla prevenzione, dalla cura all’assistenza alle cronicità. E il Parlamento sia garanzia del rispetto di questi principi e del nuovo modello di assistenza a tutela dei cittadini. È ora di innovare il nostro Servizio sanitario pubblico, e per farlo c’è bisogno di coraggio e responsabilità”.

Anche l’Ocse parla chiaro nel suo nuovo Report, che alla luce dei problemi nell’assistenza territoriale registrati in molti Paesi a causa del Covid-19 propone alcune soluzioni: il futuro dell’assistenza passa attraverso nuovi modelli di organizzazione, che dovrebbero essere adottati in modo massiccio per allontanarsi dal tradizionale modello “reattivo di pratica solista” dei singoli professionisti. 

“Ora è tempo delle reti territoriali multiprofessionali”, continua la Fnopi. Mentre non esiste un modello organizzativo unico per tutti, un modello integrato dell’assistenza sanitaria di base soddisfa, secondo l’Ocse, quattro caratteristiche:

– pratiche multidisciplinari o interprofessionali con una diversa combinazione di professionisti per l’assistenza sanitaria di base (medici di famiglia, infermieri specializzati, farmacisti, psicologi e così via fino anche a personale di supporto non clinico);
– diversi modelli di lavoro di squadra e diverse popolazioni target;
– servizi sanitari di comunità completi, tra cui quelli per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, servizi curativi, di riabilitazione e gestione di malattie croniche; 
– coordinamento dell’assistenza tra i professionisti della salute, la chiave cioè per consentire l’individuazione delle malattie, la riduzione del rischio di aggravamenti e cronicizzazioni, la prevenzione della duplicazione dei servizi e l’aumento della soddisfazione dei pazienti.

Tutto questo anche con il coinvolgimento dei pazienti nel processo decisionale per incorporare i valori, i bisogni e le preferenze dei pazienti: “La Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche propone da anni questo tipo di rete multidisciplinare. E a darle corpo è ora anche il Decreto Rilancio, che prevede un’organizzazione territoriale dove è introdotto a pieno titolo l’infermiere di famiglia e comunità (IFEC), già previsto dal Patto per la Salute”.

Redazione Nurse Times

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