La sala operatoria: da sempre sinonimo di complessità, per il numero di persone e professionalità coinvolte, l’urgenza con cui i processi devono essere eseguiti, molteplicità di punti critici del processo che possono provocare gravi danni ai pazienti (dalla identificazione del paziente alla correttezza del sito chirurgico, alla appropriata sterilizzazione dello strumentario, all’induzione dell’anestesia, ecc.).
Ogni singola azione è accompagnata dalla domanda: “E’ la procedura corretta?”.
A questo poi si aggiungono i luoghi comuni, nell’immaginario collettivo la sala evoca un misto di timore e di rispetto, dove chi entra si appresta a vivere un’esperienza traumatica, in condizioni di assoluta dipendenza da persone che gestiranno la sua vita.
Disteso sul lettino, il più delle volte scoperto, spesso in posizioni impudiche, in un ambiente sconosciuto, il paziente cerca con gli occhi uno sguardo amico, una voce che lo rassicuri, una mano che stringa la sua facendogli capire che si è affidato a persone che non lo gestiranno come oggetto ma come uomo.
Un giovane infermiere che si appresta ad iniziare la vita in camera operatoria, deve riflettere sull’importanza che tutto ciò ha, senza lasciarsi prendere dall’ansia, ma facendo un’attenta analisi razionale. Le regole importanti sono poche e tutte derivano da una grande famiglia: l’asepsi.
Le azioni chirurgiche privano il paziente di significative barriere contro le infezioni e lede la superficie cutanea. Ogni volta che l’integrità della pelle viene violata, come avviene in chirurgia, i microorganismi hanno l’immediata opportunità di invadere i tessuti interni e proliferare al loro interno. Per prevenire che ciò accada in chirurgia, devono essere seguite specifiche regole. Queste regole si chiamano tecniche asettiche. La tecnica asettica è la base sulla quale si appoggia praticamente ogni attività chirurgica. Queste regole non sono semplici linee guida, ma vere e proprie leggi della sala operatoria e violarle significa sottoporre i pazienti al pericolo di malattie e/o infezioni.
Le regole dell’asepsi:
- Prima di entrare in sala operatoria, ogni membro del personale chirurgico e non chirurgico deve indossare un abbigliamento specifico, al fine di ridurre la dispersione aerea di microrganismi, scaglie cutanee, droplet.
- All’ingresso in sala è necessario effettuare il lavaggio delle mani, sociale e chirurgico, in particolare, è necessario tenere le unghie corte e non utilizzare unghie artificiali; è indicato togliere anelli, bracciali e monili vari prima di procedere al lavaggio.
- Occorre muoversi il meno possibile durante l’intervento chirurgico. Se non è possibile evitarlo, questi movimenti devono essere i più misurati possibile. Questa regola si applica sia al personale lavato, che a quello non lavato.
- Il personale non-lavato non deve porsi al di sopra del campo chirurgico.
- Parlare il meno possibile durante l’intervento. Parlare favorisce il rilascio di microgocce di saliva che entrano in contatto con il campo chirurgico. Sebbene vengano impiegate mascherine chirurgiche, queste non garantiscono l’assoluta filtrazione.
- Il personale lavato e vestito sterilmente, gestisce e manipola unicamente strumenti sterili. Il personale non-lavato gestisce e manipola materiale unicamente non sterile. Il personale “Sterile” è quello che ha effettuato il lavaggio chirurgico ed ha effettuato correttamente la vestizione e il guantaggio.
- Le uniche superfici del tavolo sterile da considerare sterili, sono quelle più in alto.
- L’umidità ed i liquidi veicolano i microorganismi da una zona non sterile ad una sterile. Quando l’acqua contatta una superficie sterile, come un telo del campo chirurgico, favorisce la crescita batterica.
- Se la sterilità di uno strumento o di un qualcosa è dubbia, questi vanno considerati contaminati.
- I camici sterili sono da considerare tali dalla linea ascellare anteriore in avanti fino al livello.
Sabina Piazzolla
Lascia un commento