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Tumori femminili, la ricerca fa progressi

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Tumori femminili, la ricerca fa progressi
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I passi avanti sono dovuti anche ai fondi raccolti da Airc con l’iniziativa “Azalea della ricerca”.

Oltre 250 milioni di euro. Sono i fondi raccolti in 35 anni da Airc per la ricerca sul cancro, grazie all’iniziativa “Azalea della ricerca”. Una cifra ingente, impiegata per rendere il cancro “sempre più curabile”, attraverso il finanziamento di centinaia di progetti di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori femminili.

«Quando nel 1984 l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro iniziò a distribuire l’azalea a Milano – raccontano gli organizzatori – erano poche centinaia di piante. Nessuno aveva immaginato che in pochi anni questa iniziativa sarebbe esplosa. Il successo fu subito grande e l’azalea diventò immediatamente il simbolo della partecipazione alla battaglia contro il cancro, in particolare contro i tumori femminili».

Soltanto nell’ultimo triennio Airc ha messo a disposizione dei ricercatori più di 32 milioni di euro, ma il lavoro da fare è ancora lungo: nel 2018 sono state colpite in Italia 68.300 donne. Il cancro al seno è il più diffuso, con 52.300 nuove diagnosi (una donna su otto), ma è anche il tumore per il quale, negli ultimi due decenni, la ricerca ha ottenuto i migliori risultati, portando la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi a crescere fino all’87%. I tumori ginecologici interessano invece 16mila pazienti: per il cancro dell’endometrio e della cervice uterina la sopravvivenza a cinque anni ha registrato una crescita costante (rispettivamente il 77% e il 74%), mentre più complessa è la situazione per il tumore dell’ovaio, difficile da diagnosticare precocemente e con un alto tasso di recidiva e di resistenza ai farmaci.

Per contribuire alla ricerca, domenica, in occasione della Festa della mamma, 20mila volontari Airc saranno impegnati in 3.700 piazze italiane per distribuire 580mila azalee e ricevere le donazioni. «Anche grazie a iniziative come queste – spiega il direttore scientifico Airc, Federico Caligaris Cappio, le persone sono più attente all’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce. Sul piano della ricerca, poi, le tecnologie si sviluppano con una velocità impressionante ed è possibile rispondere a un numero crescente di domande complesse. È possibile sequenziare il Dna e studiarne le mutazioni, ad esempio in modo da suddividere le pazienti in categorie più omogenee e definite, nell’ottica della medicina personalizzata, evitando così trattamenti indiscriminati. Anche l’immunologia e l’immunoterapia costituiscono una strada promettente. Dopo anni di studi, stiamo comprendendo perché il sistema immunitario si “frena” e non combatte il tumore: con i nuovi farmaci è possibile eliminare questi freni, in modo sempre più personalizzato».

È indispensabile spingere anche sull’internazionalizzazione della ricerca, perché il cancro non conosce confini: «Abbiamo rinnovato la partnership con Cancer Research Uk e Fundación Científica-Asociación Española Contra el Cáncer per dare risorse a ricerche tra diversi Paesi e accelerare i risultati».

Dalla fondazione a oggi Airc ha distribuito oltre 1 miliardo e quattrocento milioni di euro a favore della ricerca oncologica. Per il solo 2019 sono stati finanziati 524 progetti di ricerca, 101 borse di studio e 24 programmi speciali, investendo oltre 108 milioni di euro per sostenere circa 5mila ricercatori.

Tra i progetti sostenuti in passato c’è anche il lavoro di Lucia Del Mastro, professore di oncologia all’Università di Genova e coordinatrioce della Breast Unit dell’ospedale San Martino di Genova, impegnata nella preservazione della fertilità nelle pazienti colpite da cancro. Le cure contro i tumori, infatti, possono compromettere temporaneamente o in modo permanente la fertilità. Grazie al suo lavoro, in collaborazione con altri 16 centri di ricerca, è stata dimostrata l’efficacia dell’ormone triptorelina, in grado di “addormentare” le cellule destinate alla riproduzione, proteggendole dal rischio di menopausa precoce associato alla chemioterapia. Conclusi i trattamenti, le ovaie ricominciano a funzionare e il ciclo riprende.

«Questo risultato è stato considerato importante a livello internazionale. Una ricerca tutta italiana, che è entrata a far parte delle linee guida europee e americane come strategia di mantenimento della fertilità. Nel nostro Paese, in seguito a questa sperimentazione, il Sistema sanitario rimborsa il farmaco, permettendo a tutte le donne di avere accesso gratis al trattamento. Partendo da un’idea, siamo giunti alla concretezza della pratica clinica».

Nel 2018, Lucia Del Mastro ha ottenuto un nuovo finanziamento Airc per individuare, attraverso la biopsia liquida (un semplice prelievo di sangue), quali biomarcatori sono correlati con l’eterogeneità del tumore. In particolare per un sottotipo molto aggressivo: il tumore triplo negativo al seno. Il lavoro è lungo, ma prosegue.

Redazione Nurse Times

Fonte: Avvenire

 

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