Uno studio presentato in Scozia rivela i risultati di un test che permette di diagnosticare la malattia prima che se ne manifestino i sintomi.
Scoprire il tumore al seno con cinque anni di anticipo, prima ancora che se ne manifestino i sintomi clinici. Potrebbe accadere grazie ad un semplice prelievo di sangue, in grado di identificare la risposta immunitaria dell’organismo alle sostanze prodotte dalle cellule tumorali. La notizia arriva da Glasgow, dove è in corso la Conferenza annuale del National Cancer Research Institute. Le ricerche sulla cosiddetta biopsia liquida sono in continuo aumento negli ultimi anni, per gli indubbi vantaggi di poter contare su una tecnica diagnostica meno invasiva e che consente di raccogliere informazioni genomiche sul tumore. E proprio qualche giorno fa, sulla rivista Clinical Cancer Research, è stato pubblicato uno studio, condotto presso l’Abramson Cancer Center della University of Pennsylvania, sulla biopsia liquida come strumento per predire la prognosi del tumore più aggressivo del cervello, il glioblastoma.
Antigeni associati al tumore come marcatori
Le cellule tumorali producono proteine chiamate antigeni che “armano” l’organismo in modo che produca degli anticorpi contro di loro (gli autoanticorpi). I ricercatori dell’Università di Nottingham (Regno Unito) hanno scoperto che questi antigeni associati al tumore (TAA) sono dei buoni indicatori del cancro, e ora hanno sviluppato dei pannelli di marcatori TAA già noti per essere associati al carcinoma mammario per rilevare se sono presenti o meno autoanticorpi contro di loro nei campioni di sangue prelevati dai pazienti.
Lo studio-pilota
In uno studio pilota i ricercatori, che fanno parte del Center of Excellence for Autoimmunity in Cancer (CEAC) presso la School of Medicine dell’Università di Nottingham, hanno prelevato campioni di sangue da 90 pazienti al momento della diagnosi di carcinoma mammario e li hanno confrontati a campioni prelevati da altri 90 pazienti senza carcinoma mammario (il gruppo di controllo). I campioni di sangue sono stati sottoposti allo screening per valutare la presenza di autoanticorpi contro 40 TAA associati al carcinoma mammario e anche contro 27 TAA che non erano noti per essere collegati alla malattia. “I risultati del nostro studio – ha spiegato Daniyah Alfattani, dottorando che ha partecipato alla ricerca – hanno dimostrato che il carcinoma mammario induce autoanticorpi contro specifici antigeni associati al tumore. Siamo stati in grado di rilevare il tumore con ragionevole precisione identificando questi autoanticorpi nel sangue”.
I risultati sull’accuratezza del test
I ricercatori hanno identificato tre gruppi di antigeni contro i quali testare gli autoanticorpi. L’accuratezza del test è risultata migliore quando sono stati presi in considerazione un numero maggiore di antigeni associati al tumore (TAA). Infatti, il gruppo di cinque TAA ha rilevato correttamente il carcinoma mammario nel 29% dei campioni dei pazienti affetti da cancro e ha correttamente identificato l’84% dei campioni di controllo senza diagnosi di cancro. Il gruppo di sette TAA ha identificato correttamente il cancro nel 35% dei campioni di pazienti oncologici e nessun cancro nel 79% dei campioni di controllo. Infine, il gruppo di nove antigeni ha identificato correttamente il cancro nel 37% dei campioni di pazienti malati e nessun cancro nel 79% dei controlli.
Altre ricerche per validare il metodo
“Dobbiamo sviluppare e validare ulteriormente questo test – ha dichiarato Alfattani –. Tuttavia, questi risultati sono incoraggianti e indicano che è possibile rilevare in fase iniziale un segnale per il carcinoma mammario. Una volta migliorata la precisione del test, si apre la possibilità di utilizzare un semplice esame del sangue per migliorare la diagnosi precoce della malattia”. I ricercatori stanno ora testando campioni di 800 pazienti contro un gruppo di nove TAA e si aspettano che l’accuratezza del test migliori ulteriormente. “Un esame del sangue per la diagnosi precoce del carcinoma mammario – ha aggiunto il ricercatore – sarebbe utile soprattutto nei paesi a basso e medio reddito. Inoltre, sarebbe un metodo di screening più semplice da implementare rispetto a quelli attuali, come la mammografia”. I ricercatori stimano che, se potranno contare sul finanziamento dell’intero programma di sviluppo, il test potrebbe essere disponibile tra circa quattro o cinque anni.
I test sperimentati per altri tumori
Un test analogo per il carcinoma polmonare è attualmente in fase di sperimentazione in uno studio randomizzato controllato in Scozia. Lo studio ha coinvolto 12mila persone ad alto rischio di sviluppare il cancro ai polmoni perché fumatori. Di questi, alcuni (su base random) vengono sottoposti ad un esame del sangue degli autoanticorpi chiamato Elisa (Early CDT-Lung). I partecipanti che risultano positivi agli autoanticorpi vengono poi sottoposti a una Tac ogni due anni in modo da poter rilevare il carcinoma polmonare nelle sue fasi iniziali quando è più facile da trattare. I ricercatori dell’Università di Nottingham stanno lavorando anche su test analoghi per i tumori del pancreas, del colon-retto e del fegato. Questi tumori solidi, così come quello del polmone e del seno, rappresentano il 70% di tutti i tipi di tumore. “Un esame del sangue in grado di rilevare uno di questi tumori in una fase precoce è l’obiettivo fondamentale del nostro lavoro”, ha concluso Alfattani.
Redazione Nurse Times
Fonte: la Repubblica
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