La nuova scoperta consentirà di condurre campagne di disinfestazione basate sul rilascio di esemplari non in grado di riprodursi.
Contro le zanzare le abbiamo provate tutte: spray, gerani, braccialetti repellenti, rimedi naturali della nonna, caffè, limone. Ma loro se ne infischiano e continuano a mappare la nostra pelle con punture sempre più aggressive. Al di là del fastidio, esiste un pericolo reale, soprattutto quando di mezzo c’è la zanzara tigre, in grado di trasmettere virus tropicali.
Per correre ai ripari, la scienza ha deciso di seguire un’altra strada, ben diversa da unguenti e creme. L’ente per le nuove tecnologie Enea ha concesso alla startup Biovecblok lo sfruttamento del metodo biotecnologico sviluppato dall’Agenzia per limitare la riproduzione delle zanzare attraverso la produzione di maschi “sterilizzanti”, senza ricorrere a radiazioni mutagene o manipolazioni del Dna. Ciò consentirà di condurre campagne di disinfestazione in campo basate sul rilascio di esemplari non in grado di riprodursi.
«In buona sostanza, attraverso il rilascio della nostra linea di maschi sterilizzanti – in questo momento già in sperimentazione a Roma nell’ambito di una collaborazione scientifica con l’Università Sapienza – saranno abbattute le capacità riproduttive e la densità di popolazione delle zanzare, così come il rischio di trasmissione all’uomo di importanti patologie quali dengue, chikungunya, Zika e febbre gialla, che sempre più di frequente si affacciano alle nostre latitudini, favorite dai viaggi intercontinentali e dai cambiamenti climatici», commenta Maurizio Calvitti, della Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’Enea.
In pratica i ricercatori hanno introdotto nella zanzara tigre ceppi specifici del batterio Wolbachia, innocuo per l’uomo e presente in gran parte degli insetti, con un duplice effetto: le femmine manifestano un azzeramento della trasmissione del virus Zika e una riduzione a meno del 5% di quella dei virus di dengue e chikungunya, mentre i maschi rendono sterili le femmine selvatiche con cui si accoppiano.
Un altro “attacco” arriva da Londra. In una gabbia dell’Imperial College London un ritocco al Dna dell’Anopheles ha fatto cessare ogni ronzio. Andrea Crisanti, romano di origine, oggi professore di parassitologia molecolare nell’ateneo londinese, ha inserito nelle zanzare femmine un gene che blocca la fertilità, insieme al collega Tony Nolan. Mentre normalmente un frammento di Dna ha il 50% di probabilità di trasmettersi alla generazione successiva, esiste un trucco nei laboratori che fa balzare la percentuale al 99%. Il collasso della popolazione di insetti nella gabbia dell’Imperial College, nel giro di 7-11 generazioni, è stato irreversibile. È la prima volta che questo avviene. Il trucco consiste nell’usare una “moneta contraffatta” in grado di cadere sempre sulla stessa faccia.
Redazione Nurse Times
Fonte: il Giornale
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