Il centro Sprar di Roscigno in provincia di Salerno, ospita 29 richiedenti asilo da più di un anno ed è gestito dal comune che, insieme alla cooperativa Il Sentiero Onlus, organizza anche dei percorsi di inserimento lavorativo. Percorsi che, tuttavia, non riuscirebbero a evitare del tutto lo sfruttamento di manodopera, almeno secondo una testimonianza raccolta da un mediatore culturale del centro (immigrato anche da lui e da 5 anni in Italia). Infatti, mentre alcuni dei rifugiati lavorano con un contratto, molti altri sono impiegati nelle campagne circostanti per la raccolta delle olive e vengono pagati con i voucher per 4-5 ore lavorative, lavorando in realtà per 8 ore al giorno. “Ora ad esempio – come riferisce il mediatore – ci sono sei ragazzi che lavorano a Bellosguardo, raccolgono le olive per tutta la giornata e riportano a casa 25-30 euro”.
Lo stesso mediatore culturale chiarisce che agli ospiti del centro non veniva assicurata l’assistenza psicologica. “Con lo psicologo abbiamo un incontro al mese, ma solo noi operatori. I ragazzi non ne hanno bisogno”. Chiesti chiarimenti alla responsabile dell’associazione che però non ha risposto.
L’assistenza psicologica è uno dei servizi che i centri di accoglienza di migranti devono garantire a fronte della somma giornaliera (tra 25 e 35 euro al giorno per ogni ospite) che gli enti gestori percepiscono. La carenza di questo servizio appare ancora più grave alla luce dell’incremento di Tso a carico di richiedenti asilo residenti proprio nei centri di accoglienza del Cilento.
Infatti l’episodio che ha visto protagonista il ventinovenne della Sierra Leone, sottoposto a Tso con un ricovero di 9 giorni presso il reparto psichiatrico dell’ospedale di Sant’Arsenio (a una ventina di chilometri da Roscigno), dopo aver reagito in malo modo a causa del mancato riconoscimento dello status di rifugiato politico da parte della Commissione territoriale di competenza. Il giovane, che gli altri ospiti dello Sprar ricordavano come socievole e tranquillo, aveva chiesto a quel punto di essere rimpatriato entro tre giorni e, all’ulteriore rifiuto, si sarebbe alterato rompendo un televisore e alzando la voce.
“Vivere ogni giorno senza sapere che futuro avrai non è facile– racconta un amico di A. D.– Aspetti un anno per essere ascoltato dalla Commissione e poi la tua richiesta viene rifiutata. Che fine farai non lo sai. Lui non è pazzo. Aveva solo bisogno di essere ascoltato. Aveva bisogno di un dialogo”.
E questo non sarebbe un caso isolato.
A lanciare l’allarme è l’infermiere del reparto di psichiatria dello stesso ospedale di Sant’Arsenio, struttura che aveva già fatto parlare di sé nel giugno 2015, dopo che nel reparto di psichiatria aveva perso la vita in circostanze poco chiare Massimiliano Malzone durante un Tso. Una vicenda in cui furono coinvolti anche due dei medici già condannati in primo grado per la contenzione di Francesco Mastrogiovanni (VEDI), l’insegnante di Castelnuovo Cilento morto nell’agosto del 2009 nel reparto psichiatrico del San Luca a Vallo della Lucania, dopo una contenzione durata ben 87 ore.
“Per noi è sempre difficile capire se effettivamente questi ragazzi abbiano realmente problemi – spiega l’infermiere del Sant’Arsenio a proposito dei richiedenti asilo – non si esprimono, fanno cose che noi non capiamo per cui non sappiamo nemmeno come inquadrarli. Io faccio l’infermiere, le mie sette ore di turno le passo con loro e a volte credo che gli interventi siano giustificati. Anche se in altri casi ci sembra quanto meno strano che magari uno alza la voce e viene portato in Tso. Allora sono tutti matti questi? C’è sempre una certa facilità nel sottoporre un paziente ad un Tso e poi magari ci si rende conto che non aveva problemi psichiatrici. Ultimamente stiamo notando che i ricoveri di stranieri che risiedono nelle strutture di accoglienza per richiedenti asilo stanno aumentando. Ad esempio ne abbiamo avuti diversi da una struttura di Romagnano a Monte, ma anche da Capaccio, Salerno e Palinuro”.
Le procedure di Tso a carico dei migranti vengono per lo più taciute, beneficiando dell’assenza assoluta di legami che questi soggetti hanno nel nostro paese.
Giuseppe Papagni
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