Tutta la terapia necessaria contro la BPCO, terza causa di morte nel mondo, in un solo inalatore. Questa nuova formulazione, descritta in uno studio pubblicato su Lancet, ha dimostrato di essere più efficace delle altre terapie standard nel fronteggiare la patologia.
Per BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva, terza causa di morte e importante fattore di disabilità nel mondo, si intende un insieme di malattie croniche (bronchite cronica, enfisema, ecc.) polmonari ,che causano limitazioni al flusso d’aria ed effetti cronici che coinvolgono tutto l’organismo.
La BPCO prevede una progressiva diminuzione, poco reversibile, del flusso d’aria in bronchi e bronchioli, un’anormale risposta infiammatoria dei polmoni e l’aumento della loro compliance per la distruzione delle fibre che ne garantiscono il ritorno elastico dopo l’espansione toracica.
Clinicamente si manifesta con una dispnea ingravescente, tosse, catarro cronico, frequenti bronchiti in inverno, FEV1 e FEV1/CVF diminuiti. È altresì soggetta a peggioramenti, riacutizzazioni, complicazioni infettive e rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità nella popolazione adulta, complice il progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’abitudine al fumo a livello mondiale.
Le persone affette da BPCO sono soggette ad un ingravescente incremento del lavoro respiratorio che, col proseguire della malattia, cresce in maniera proporzionale alla riduzione del calibro delle vie aeree ed alla distruzione delle fibre elastiche polmonari. Eventi che danno luogo a un aumento del tempo di svuotamento polmonare e al fenomeno di air trapping (intrappolamento d’aria nelle vie aeree distali).
Due studi, presentati in questi giorni a Londra dove è in corso il congresso dell’European Respiratory Society, hanno dimostrato che l’unione di più farmaci all’interno di un unico device, migliora non poco l’efficacia del trattamento e l’aderenza alla terapia.
Gli schemi terapeutici contro la BPCO, infatti, comprendono 2 o 3 farmaci assunti per inalazione e ripetuti diverse volte al giorno; ciò rappresenta un problema di difficile gestione, soprattutto per tutti quei pazienti di età avanzata che sbagliano la somministrazione o addirittura dimenticano di assumere la terapia, rendendo così il trattamento inefficace.
Lo studio “Trilogy”, pubblicato anche su The Lancet, ha palesato gli effetti positivi di questa semplificazione: confrontando l’azione di un farmaco a base di beclometasone/formoterolo/glicopirronio con una terapia doppia a dose fissa (uno degli standard di cura), ha ottenuto risultati decisamente interessanti. La prima formulazione si è infatti dimostrata superiore sotto diversi punti di vista: diminuisce le riacutizzazioni, migliora la ventilazione, la dispnea e la fame d’aria.
Queste le parole di Alberto Papi, Professore e Chair di Medicina Respiratoria e Vice Presidente della Scuola di Medicina presso l’Università di Ferrara:
“Lo studio ha quindi dimostrato l’importanza di trattare la BPCO severa con tutti e tre i principi attivi – ICS, LABA e LAMA – e che è possibile erogarli contemporaneamente, utilizzando un solo inalatore: un fattore importante che migliora sia l’efficacia della terapia, grazie alla co-deposizione dei tre principi attivi nelle vie aeree centrali e in quelle periferiche, sia l’aderenza alla terapia, soprattutto nei pazienti anziani che hanno maggiore difficoltà a gestire più dispositivi”
Lo studio Trinity, presentato sempre al congresso, ha dimostrato l’efficacia della combinazione tripla fissa, confermando che gli effetti avversi della nuova terapia non sono diversi da quelli dei tre principi assunti separatamente.
Fonti: Galileo, AdnKronos, Quotidiano Sanità, The Lancet
Immagine: Pixabay
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