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Tesi: “Il ruolo dell’infermiere nell’educazione sanitaria al paziente a rischio di infarto del miocardio”

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Tesi: "Il ruolo dell’infermiere nell’educazione sanitaria al paziente a rischio di infarto del miocardio"
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Questa elaborato di tesi, dal titolo “Il ruolo dell’infermiere nell’educazione sanitaria al paziente a rischio di infarto del miocardio” tratta di una revisione della bibliografia con l’obiettivo di andare a valutare gli interventi di educazione sanitaria condotti dagli infermieri nei pazienti con diagnosi di infarto del miocardio.

La ricerca ha interrogato due banche dati: Pubmed e Cinahl. Dopo aver individuato i termini mesh è stata creata una stringa di ricerca mettendo in esalto tre termini: infermiere, infarto, educazione. Sono stati trovati dapprima 111 studi, ma questa mia ricerca ne ha selezionati 5, che rappresentano 5 studi condotti in tutto il mondo e si tratta di studi randomizzati controllati.

Ogni studio è stato condotto su un campione di pazienti ricoverati con diagnosi di infarto del miocardio: hanno un’età media di circa 60 anni, non hanno patologie oncologiche concomitanti, sono in grado di comunicare telefonicamente e stazionano in reparti di dipartimenti cardiologici. I partecipanti di ogni studio sono stati suddivisi in due gruppi: il primo ha ricevuto l’intervento di educazione sanitaria da parte di un infermiere, il secondo è stato gestito secondo l’attività informativa di routine.

L’intervento educativo consiste, in tutti gli studi, in un colloquio, di gruppo o individuale, in cui un infermiere spiega come mantenere uno stile di vita sano, quali abitudini evitare e quali migliorare: in particolare, tutti gli studi affrontano le tematiche riguardanti il fumo, l’attività fisica e l’alimentazione; alcuni, toccano inoltre la tematica della socialità.

Il razionale è che, se un paziente ha una costante adesione a un regime terapeutico, le sue condizioni fisiologiche, fisiche e sociali migliorino. In alcuni studi, l’intervento non è stato standard per tutti i partecipanti: in base alle caratteristiche del paziente valutate al tempo iniziale, l’educazione sanitaria è stata personalizzata, al fine di colmare le carenze conoscitive e migliorare le abitudini errate del paziente stesso.

I valori e gli indicatori registrati all’inizio dello studio sono stati poi nuovamente indagati dopo un tempo diverso per ogni ricerca ma comunque non oltre i 12 mesi dall’episodio infartuale.

Tutti gli studi hanno rilevato che i pazienti sottoposti a intervento di educazione sanitaria da parte di un infermiere, hanno dimostrato una maggior adesione al regime terapeutico proposto.

La revisione bibliografica proposta da questa tesi ha dimostrato che, in generale, tutte le persone colpite da infarto tendono a mantenere uno stile di vita più salutare in seguito alla patologia. In particolare, però, questa tesi è riuscita a sottolineare che l’educazione abbia un ruolo fondamentale nella prevenzione di recidive di infarto del miocardio: in particolare, l’intervento ha successo perché fornito proprio da un infermiere, il quale si trova in prima linea nell’assistenza e nella quotidianità del paziente ricoverato e ne acquisisce fiducia e confidenza. Un intervento personalizzato rispetto alle esigenze di autocura del paziente, ispirandosi alla teoria della Orem, per esempio, è sicuramente più efficace di un’educazione sanitaria generica: avere la capacità di sviluppare sistemi di assistenza basati sulle teorie infermieristiche è un prerequisito per la pratica infermieristica standard, di conseguenza, quindi, identificare i bisogni educativi dei pazienti diventa fondamentale per la sua educazione.

In conclusione, l’educazione sanitaria è una pratica che dovrebbe essere incentivata in ogni ambito perché migliora la capacità di autocura e, le conseguenze positive di una popolazione più sana, si riversano e influenzano positivamente l’economia e la sanità pubblica.

Dott. Antonio Gangi

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