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Tassi di mortalità: italiani più longevi, ma meno sani

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Tassi di mortalità: italiani più longevi, ma meno sani
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È uno degli aspetti emersi dal nuovo studio del Boston Consulting Group.

Oltre 25mila vite potrebbero essere salvate ogni anno nel nostro Paese, se i tassi di mortalità delle regioni con performance peggiori raggiungessero il valore medio nazionale.

La riduzione del 5% del tasso di mortalità nazionale è solo un esempio dell’impatto che un sistema sanitario basato sul valore avrebbe in Italia, secondo il nuovo studio di The Boston Consulting Group, intitolato Generare valore, un approccio in tre fasi.

La ricerca evidenzia alcune tendenze significative del Sistema sanitario nazionale. In sostanza, gli italiani sono più longevi, ma meno sani. Il dato di aspettativa di vita, che continua ad aumentare leggermente, non dice quindi tutto sullo stato di salute della popolazione.

Tra il 2005 e il 2015, infatti, la percentuale di cittadini che lamentano un cattivo stato di salute è cresciuta dal 9,9 al 12,5%: un fenomeno che non ha paragoni negli altri quattro principali Paesi dell’Ue (Francia, Germania, Regno Unito, Spagna).

Calano i finanziamenti per la sanità pubblica. La percentuale di spesa sanitaria pubblica è dunque in continua riduzione (78% nel 2008, 76% nel 2012, 75% nel 2016), avvicinando sempre più l’Italia a Paesi storicamente meno universalistici, come Svizzera (64%) e Stati Uniti (49%).

L’ospedale più vicino non è necessariamente il migliore: strutture poco distanti possono mostrare differenze significative in termini di processi ed esiti clinici.

Ad esempio, in una delle regioni più avanzate dal punto di vista degli esiti di salute, la possibilità di essere sottoposti entro due giorni all’intervento chirurgico necessario per una frattura al femore può variare dal 15 al 95%.

In un’altra regione la mortalità a 30 giorni a seguito di infarto miocardico acuto varia dal 5 all”11%, a seconda della qualità e dell’efficienza dell’ospedale dove si è trattati.

Un sistema sanitario basato sul valore per il paziente parte da un concetto semplice: per ottenere risultati migliori gli esiti vanno guardati non solo con gli occhi dello specialista, ma anche con quelli del paziente, come evidenzia Bcg.

E creare valore per il paziente deve essere sia l’obiettivo ultimo che un vantaggio competitivo sempre più strategico per payer e provider del settore sanitario.

“Nonostante le numerose sfide, il sistema sanitario italiano resta uno dei migliori al mondo – commenta Stefano Cazzaniga, principal di Bcg –. Affinché questo eccellente posizionamento sia sostenibile nel tempo, però, bisogna innescare un nuovo cardine, legato al concetto di valore e di impatto sulla vita del paziente.

Sono necessarie azioni decise e rapide, come affrontare in maniera sistematica l’eterogeneità fra gli esiti delle Regioni e dei singoli ospedali, e intervenire per scongiurare l’insostenibilità dei costi, che si traduce in una difficoltà degli accessi e in un’impennata della spesa privata. Sempre coniugando la prospettiva dei pazienti (gli esiti clinici) con quella del sistema (la sostenibilità)”.

Fonte: AdnKronos

 

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