La sutura è una metodica chirurgica utilizzata per il riavvicinamento dei lembi di una ferita.
La ratio è quella di eliminare la soluzione di continuo che si è instaurata a seguito ad esempio di un trauma, una deiscenza o disturbo di circolo arterioso (soprattutto agli arti inferiori).
La sutura garantisce i processi cicatriziali e, grazie al fatto che chiude i lembi di tessuto leso, rende difficile la contaminazione del sito chirurgico; ha anche un effetto emostatico e impedisce che il contenuto settico degli organi cavi anastomizzati tra loro o riparati (come può accadere dopo alcune perforazioni) inquini l’ambiente circostante evitando temibili peritoniti o mediastiniti.
Il filo di sutura è il filamento utilizzato in chirurgia per la procedura propriamente detta. I fili chirurgici si distinguono in base all’origine: animale, vegetale o sintetica o al modo i cui vengono assemblati: monofilamenti o multifilamenti , intrecciati o ritorti, rivestiti o non rivestiti; non assorbibili se durano nel tempo o assorbibili se si consumano nell’arco di qualche settimana.
Ai fili di sutura si richiedono specifiche caratteristiche come Robustezza e Resistenza alla trazione, regolarità del calibro e scorrevolezza (superiore nei monofilamenti), Maneggevolezza e scarsa memoria (ricordo delle angolazioni dovute alla piegatura del filo nella confezione), tenuta del nodo (legata alla flessibilità ed elasticità). Impermeabilità alla penetrazione dei liquidi biologici o dei microrganismi (capillarità spiccata nei polifilamenti non rivestiti).
La scelta della tecnica di sutura dipende da diversi fattori: il tipo e la localizzazione anatomica della ferita, lo spessore dei tessuti coinvolti, il grado di tensione e il risultato estetico desiderato. Nonostante i diversi tipi di suture e aghi, le tecniche di base di tenuta dell’ago, guida dello stesso e posizionamento del nodo, rimangono le stesse.
L’ago ha 3 sezioni:
- La punta è la porzione più affiata e viene utilizzata per penetrare il tessuto.
- Il corpo rappresenta la porzione intermedia dell’ago.
- La base è la parte più spessa dell’ago e la parte a cui è collegato il materiale di sutura.
In generale gli aghi si scelgono in funzione della struttura da riparare:
- RETTI per la CUTE
- 1/4 per chirurgia OFTALMICA
- 3/8 per STRUTTURE SUPERFICIALI (CUTE) E TENDINI
- 1/2 per SUTURE INTERNE
- 5/8 per SPAZI PROFONDI E ANGUSTI
L’ago deve sempre penetrare nella pelle con un angolo di 90°, che riduce al minimo la dimensione del foro di entrata. L’ago deve essere inserito 1-3 mm dal bordo della ferita, a seconda dello spessore della pelle. La profondità e l’angolo della sutura dipende dalla particolare tecnica di sutura. In generale, i due lati della sutura dovrebbero diventare immagini speculari e l’ago dovrebbe anche uscire perpendicolarmente alla superficie della pelle.
All’ago, ovviamente, è connesso il filo da sutura.
Il loro calibro è variabile e in passato veniva indicato con la seguente numerazione:
- per i fili assorbibili naturali da 4, calibro massimo, a 7/0 (si legge “sette zeri”) calibro più piccolo.
- per i fili non assorbibili e per quelli sintetici: da 6, calibro massimo, a 12/0, calibro minimo, usato nelle operazioni di microchirurgia.
Oggi viene adoperato il sistema europeo che identifica i fili, indipendentemente dalla loro natura e caratteristica, con un’unica numerazione corrispondente al loro calibro espresso in decimi di millimetro: da 0.1, calibro minimo, a 8, calibro massimo, per fili di ogni tipo!
Una volta posta in modo soddisfacente, la sutura va fissata con un nodo. Le suture possono essere suddivise in continue, quando lo stesso filo viene passato in tutti i punti senza essere interrotto e a punti staccati, o interrotte, in cui il filo viene tagliato dopo ogni punto.
Di queste ultime ricordiamo:
- Semplice
- si fa entrare l’ago da un lembo e uscire dall’altro;
- una volta ripreso l’ago con la porta-aghi si prende il filo – anche con le mani, che si suppone indossino dei guanti sterili – e lo si gira attorno alla punta della porta-aghi 3 volte in un senso, per poi afferrare con porta-aghi l’estremità libera – cioè non occupata dall’ago – del filo e infine tirare, ottenendo così il nodo, che verrà successivamente rinforzato ripetendo lo stesso procedimento altre 2 volte ma con sensi di rotazione del filo contrari.
- Da materassaio: come nella semplice si fa passare l’ago da un lembo e uscire dall’altro, per poi spostarsi però di 0,5 cm lateralmente dal punto di uscita, rientrare dal secondo lembo e riemergere dal lembo iniziale e fare il nodo descritto nella sutura semplice
Delle continue ricordiamo la sutura intradermica, una sutura adoperata spesso nella chirurgia estetica e che utilizza fili e aghi sottilissimi passati direttamente nel derma, così da evitare decubito sulla cute.
Relativamente al tipo di affrontamento dei margini le suture possono invece risultare:
- in opposizione: quando i bordi della ferita vengono affrontati perfettamente. È il caso delle suture cutanee.
- introflettenti: quando i bordi vengono introflessi. È la tecnica usata nelle suture dello strato sieroso dell’intestino.
- estroflettenti, quando i bordi vengono portati verso l’esterno. Come è richiesto dalle suture vascolari.
I materiali costitutivi i fili di sutura sono:
- seta (non assorbibile),
- in POLIAMMIDE (Nylon, Ethilon),
- in POLIESTERE (Ethibond, Ti-cron),
- in POLIPROPILENE (Prolene, Surgilene),
- in POLIGLACTINE 910 (Vicryl).
Il nodo chirurgico è quello usato in chirurgia per serrare i fili di sutura. Ad un nodo si richiedono in generale la semplicità di esecuzione, la buona tenuta, la possibilità di essere sciolto agevolmente.
La peculiarità di quello chirurgico è invece una sola: la tenuta, in quanto se deve essere rimosso viene semplicemente tagliato. Alla tenuta del nodo oltre che la tecnica contribuisce in modo determinante la qualità del filo di sutura.
CALABRESE Michele
Sitografia e Bibliografia:
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