“Nelle Rsa è un disastro. E questa situazione va avanti da anni. Arrivi a fine turno che sei cotta”. Parola di Adriana Giozzet, oss in pensione che ha lavorato in diverse Rsa della provincia di Belluno e ha voluto raccontare a la sua esperienza a il Dolomiti.
Come noto, una delle principali criticità, anche nelle Rsa, è costituita dalla carenza di personale. “Ho lavorato fino a 67 anni – spiega l’ex oss – e questo problema di carenza personale l’ho sentito. Vengono fatti turni davvero massacranti. Gli operatori socio sanitari dovrebbero seguire l’ospite, ma certe volte è davvero impossibile farlo, perché occorre lavorare per quelli che mancano ed è impossibile riuscire a seguire adeguatamente la persona”.
Il problema si aggrava quando in Rsa c’è da seguire qualcuno affetto da una forma di demenza: “Non riesci a fare bene il tuo lavoro, e chi ci governa lo deve capire. E poi c’è lo stipendio: una oss che fa un turno pieno prende circa 1.200 euro al mese. Se vogliono che il personale rimanga, allora pensino anche ad aumentare gli stipendi. Lo sforzo messo in campo è enorme e la differenza con il personale che lavora in ospedale non è accettabile”.
Sempre Adriana: “In Rsa gli oss iniziano il lavoro alle 6, quando gli ospiti si vegliano, e c’è tutta l’operazione di igiene personale. Poi bisogna vestirli e portarli in sala per la colazione. Quindi vanno portati nei saloni e seguiti. Attorno alle 11:30, massimo le 12, c’è il pranzo, e poi occorre seguire chi viene portato a letto o a fare altro. Si arriva alle 14 che si è cotti. Spesso occorre anche lavorare oltre per coprire chi manca. Situazioni del genere sono insostenibili nel lungo periodo. Chi deve decidere qualche intervento lo faccia il prima possibile”.
Redazione Nurse Times
Fonte: il Dolomiti
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