Silvia, infermiera di soli 42 anni, era appena tornata a casa dopo un turno di lavoro in pronto soccorso. Il malore non le ha lasciato scampo: dopo due giorni di agonia, è morta nel ‘suo’ ospedale il giorno di Santo Stefano. Lascia il marito e una figlia di 4 anni.
Erano giorni di gioia, per la solare Silvia. Perché quando si avvicina il Natale e ad aspettarti a casa, tra un turno in ospedale e l’altro, c’è un marito che ti ama e una bimba di quasi quattro anni, i cui sorrisi ti sconvolgono quotidianamente l’anima, immaginare di stare davanti a quell’albero illuminato, tutti insieme, all’ora di cena, è qualcosa di davvero magico.
Era un’infermiera di pronto soccorso, Silvia. Di quelle con lo sguardo e l’udito oltre modo acuti, sempre pronti a cogliere situazioni di urgenza o di emergenza. Di quelle instancabili e fisicamente prestanti. Di quelle che si distinguono per serietà e professionalità. Di quelle che, al di là di tutto, hanno sempre e comunque un sorriso per il prossimo. Un sorriso contagioso.
Era la vigilia di Natale e, appena tornata dall’ennesimo turno nel suo pronto soccorso, la bella Silvia ha purtroppo avvertito un terribile malore. Prontamente soccorsa, è stata trasportata d’urgenza presso il ‘suo’ ospedale, il Santo Stefano, che poche ore prima l’aveva vista andare via serena e pronta a festeggiare con la sua famiglia… anche se un po’ stanca. Le sue condizioni sono sin da subito apparse molto gravi.
Stabilizzata e trasferita in reparto di rianimazione, la bella Silvia ha lottato per quasi due giorni contro la morte, con tutte le sue forze. Aiutata senza sosta dal personale sanitario che l’aveva vista trotterellare e sorridere in corsia fino a poche ore prima. Ma alla fine tutti si sono dovuti arrendere… e lunedì 26 dicembre, proprio nel giorno di Santo Stefano, Silvia Cecchi è deceduta all’età di soli 42 anni.
Lo sconcerto tra i colleghi del pronto soccorso è stato grande. Silenzioso. Triste. Incredulo. Attonito.
Il dolore della famiglia… immenso, indescrivibile. Ma era il momento di farsi forza: Silvia era un’infermiera fino al midollo e i suoi familiari lo sapevano bene. Così, nonostante quel lacerante strazio ad opprimergli il petto e i pensieri, le hanno permesso di essere una professionista dell’aiuto fino alla fine, accordando il proprio consenso alla donazione degli organi. E non solo: attraverso la ditta di onoranze funebri scelta per organizzare l’estremo saluto, la famiglia ha fatto sapere che Silvia non avrebbe gradito fiori, durante il suo funerale… bensì offerte in favore di associazioni o iniziative benefiche.
E così è stato.
Silvia è stata congedata per sempre da tantissime persone, accorse presso la chiesa San Bartolomeo di Coiano il 28 dicembre. Il locale era gremito, così come la piazzetta antistante e la strada (che è stata chiusa al traffico per consentire il corteo funebre).
“A quella pagina vuota che ognuno di noi deve riempire da quando nasce. A te Silvia che ne hai fatto un libro, breve, ma il più bello. All’amore che hai dato a tuo marito, a tua figlia, al tuo lavoro e agli altri. Ti abbiamo amata, ora ti perdiamo con il dolore di chi sa che non ti ha più con sé”, è stato letto dall’altare.
Addio, bella Silvia… INFERMIERA.
Sentite condoglianze, da parte della redazione di Nurse Times, vanno alla sua famiglia.
Fonte notizia: Il Tirreno (26 dic.), Il Tirreno (28 dic.)
Immagini: Facebook
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