Uno studio Usa ha dimostrato che questa abitudine è dettata, almeno in parte, da ragioni neurochimiche.
La classica sigaretta fumata dopo aver bevuto il caffè non è solo un rituale, ma anche un comportamento dettato, almeno in parte, da ragioni neurochimiche. Lo sostiene uno studio condotto da Roger Papke e Charles Stoke, scienziati dell’Università della Florida, e pubblicato su Neuropharmacology.
I ricercatori hanno scoperto che due composti del caffè agiscono direttamente su alcuni recettori cerebrali della nicotina, che nei fumatori si ipersensibilizzano dopo una notte di astinenza. Ciò spiegherebbe anche perché la prima sigaretta della giornata è tanto soddisfacente per molti. A potenziarne l’effetto sarebbe il composto n-MP, acronimo di n-metilpiridina, che agisce sui recettori acetil-colinergici nicotinici α4β2 del cervello, i quali, oltre a essere implicati nella dipendenza, sono connessi all’attenzione, alla salute mentale, al controllo dei movimenti.
Per giungereb a questa conclusione gli scienziati americani hanno utilizzato la tecnica del voltage clump, che analizza l’attività elettrica delle singole cellule cerebrali in risposta a vari tipi di stimoli, osservando come l’attività dei recettori nicotinici andasse incontro a un effetto PAM (positive allosteric modulation), cioè era modulata positivamente. In questo modo l’astinenza mattutina era risolta più velocemente grazie a un potenziamento dell’attività della nicotina.
I ricercatori hanno anche notato differenze rispetto alla qualità del caffè. Quello in grani verdi genera le risposte PAM-dipendenti maggiori, superiori di tre volte a quelle del caffè scuro, che nel processo di tostatura perde in parte una componente fondamentale, la colina. Si tratta di un composto simil-vitaminico fondamentale per le funzioni cerebrali e in grado di attivare il recettore nicotinico α7.
Al di là delle curiosità sui nostri consumi, la ricerca è interessante perché offre nuovi spunti di studio sul tema della dipendenza da fumo.
Redazione Nurse Times
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