Un intero reparto iscritto nel registro degli indagati
Devono rispondere di omicidio colposo i 16 medici della terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili di Brescia sotto indagine da parte del Pubblico Ministero, titolare dell’inchiesta sulla morte del neonato stroncato dal batterio Serratia Marcescens, contratto durante la permanenza in ospedale.
Questo in sintesi ciò che è stato riportato su tutti i principali quotidiani del nostro Paese nell’ultima settimana, prima che altre tragiche notizie colpissero l’opinione pubblica.
Batterio killer, medici indagati, ma siamo sicuri che questo sia il modo migliore di affrontare il fenomeno delle infezioni correlate all’assistenza?
In un report di un paio di anni fa pubblicato su ”Economist”, Lord O’Neill, un economista, ha stimato che nel mondo, nel 2050, le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all’anno, superando ampiamente i decessi per tumore (8,2 milioni), diabete (1,5 milioni) o incidenti stradali (1,2 milioni) con una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari.
La situazione con la quale ci troviamo a fare i conti non è per nulla semplice, ci troviamo come sanitari di fronte a nuove sfide, dovute in parte al fenomeno dell’antibiotico resistenza ed in parte alla capacità di questi super batteri di adeguarsi a nuovi scenari mutando le loro caratteristiche, il tutto complicato dalle mancanze organizzative di 21 differenti sistemi sanitari regionali, che sul tema delle infezioni vanno in ordine sparso.
Una riflessione e una miriade di domande, a chi come me si occupa di rischio infettivo, sorgono spontanee. A Brescia sono stati indagati solo i medici, come se fossero stati dei novelli untori con la capacità selettiva di attirare a sè questi temibili batteri e di diffonderli consapevolmente.
Hanno presente, giornalisti, magistrati, cosa siano e come si diffondano i germi, sanno cos’è un patogeno opportunista, sanno che nelle Terapie Intensive Neonatali si presta un’attenzione spasmodica alle buone pratiche?
Sanno che, anche con tutto l’impegno possibile nel rispetto delle evidenze scientifiche e delle buone pratiche, non è possibile prevenire tutte le infezioni?
Sanno di quanto siano fragili e suscettibili alle infezioni questi piccoli esseri umani?
Sanno, per finire, cosa voglia dire avere sempre meno opzioni terapeutiche per via dell’’antibiotico resistenza e la mancanza di nuovi farmaci?
Evidentemente NO.
In questi ultimi anni, in giro per il mondo, si sono verificate decine di epidemie nelle Terapie Intensive Neonatali dovute alla Serratia Marcescens.
Una delle epidemie più gravi di Serratia Marcescens si è avuta recentemente in Spagna, presso l’Ospedale di La Paz, dove 51 neonati sono stati infettati, tanto da costringere il Governo spagnolo a chiudere il reparto.
Cerchiamo allora di fare ordine e proviamo a capire che tipo di germe è la Serratia Marcescens e come si trasmette e cosa possono fare gli operatori sanitari, tutti, per prevenire la diffusione di questo patogeno.
Serratia Marcescens è un patogeno opportunista, che fa parte della famiglia delle Enterobateriaceae che comprende 14 specie, tra cui oltre alla S. Marscens, la Serratia Liquefaciense la Serratia Odorifera.
Per la sua capacità di produrre un caratteristico pigmento rosso, associato ad un basso livello di virulenza, è stato utilizzato in passato per studi ed esperimenti, anche di natura militare, per la comprensione dell’epidemiologia delle infezioni.
La S. Marcescens è un batterio gram negativo, responsabile di infezioni del tratto urinario e delle vie respiratorie, batteriemie, infezioni della ferita chirurgica e meningiti e infezioni oculari. Raramente la S. Marcescens è associata ad infezioni invasive primarie, colpisce difatti i pazienti immuno-compromessi, in particolare i pazienti ricoverati nelle Terapie Intensive, dove gli stessi pazienti sono sottoposti a manovre invasive e a trattamenti antibiotici intensivi.
I dati epidemiologici degli studi di sorveglianza europei e americani, ci dicono che Serratia spp è responsabile del 6,5 % di tutte le infezioni da Gram negativi in Terapia Intensiva e del 3,5% di infezioni nei pazienti ricoverati nei reparti di degenza ordinari.
Allo stato attuale la Serratia spp è la settima causa più comune di polmonite, con un’incidenza nel continente europeo del 3,2% e la decima causa più comune per batteriemie con un’incidenza del 2%.
In questi ultimi anni, sono state segnalate, inoltre, diverse epidemie nelle Terapie Intensive, dovute a S. Marcescens produttori di ESBL o resistenti ai Carbapenemi.
Le fonti più comune d’infezione sono i brocoscopi, i laringoscopi, i nebulizzatori, le soluzioni saline, gli antisettici, ma anche il distributore di sapone liquido e l’acqua del rubinetto. Il tratto gastrointestinale è il principale sito di colonizzazione. La modalità di trasmissione è per contatto.
Cosa fare allora? Un uso prudente degli antimicrobici è da raccomandare oltre a misure organizzative che vedano impiegate risorse umane altamente specializzate nel controllo delle infezioni e che purtroppo, per la regionalizzazione dei sistemi sanitari a cui si accennava prima, non sono presenti in tutte le Aziende Sanitarie italiane. Pochi gli infermieri specialisti del rischio infettivo, così come infettivologi e/o gli igienisti impiegati in quest’ambito.
Infine, sembra superfluo ricordare, ma non lo è, l’igiene delle mani quale componente fondamentale nel prevenire le infezioni da Serratia Marcescens, tanto più che come su riportato la modalità di trasmissione è il contatto diretto.
Rosaria Palermo
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