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“Sempre e solo un infermiere”: poesia di una professione

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“Sempre e solo un infermiere”: poesia di una professione
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Riceviamo e pubblichiamo il componimento poetico realizzato da un collega.

Cosa vuol dire essere infermiere? Lenire le sofferenze fisiche dei malati, certo. Ma anche rincuorarli, magari con un semplice sorriso. Ce lo spiega a modo suo un collega, che ha voluto mettere in versi lo spirito con cui esercita questa professione.

SEMPRE E SOLO UN INFERMIERE

Quasi per sbaglio è cominciato,
ma poi tutto è cambiato:
il mio lavoro è diventato
e mi ritengo fortunato.

Ma non solo lavoro, qui si tratta di passione,
quella vera, che dà soddisfazione.

Non ho patrie da servire,
né uniformi da indossare,
ma solo ammalati da ascoltare.

Non mi interessa la carriera,
ma indosso la divisa e chiudo la cerniera.

Entro nel reparto e vedo i parenti,
le cui parole sono d’aiuto per le sofferenze dei pazienti.

La signora suona il campanello,
mi allerto e guizzo come un fringuello.

Sento da lontano un rumorone!
Ma è solo il collega, che mi raggiunge col fiatone.

Penso: “ Cos’è successo? Mica le farà male l’ascesso?”
Mi tranquillizza e dice che non ha alcun male.

Ed io le rispondo che non siamo mica a Carnevale!
Questi scherzi non si fanno,
altrimenti qui andiamo in affanno…

Voleva solo salutare e ringraziare:
la dimissione è pronta, domani dovrà andare.

Voleva vedere ancora il nostro sorriso,
le pareva di assaggiare il Paradiso.

Troppi pazienti da seguire,
la sofferenza di organico si fa sentire.

E tutti noi, anche i più stanchi e vecchi, peggio di dischi in vinile
troviam la forza tutti i giorni per le sofferenze da lenire.

Ma la nostra vera forza, piccola come un chicco di riso,
quasi di magico sembra intriso,
perché quella forza si chiama sorriso.

Esso è un farmaco speciale,
che aiuta per ogni male che ti assale.

Ed io quel sorriso lo uso bene e con piacere,
come per una nave col suo nocchiere,
perché sono sempre e solo un infermiere.

B.V.

 

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