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Segni e sintomi di infarto del miocardio: capacità di riconoscimento e di intervento

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Si chiama Nurse EXperimental Thesis (NExT) il progetto editoriale targato Nurse Times rivolto a tutti gli studenti in Infermieristica e neo laureati.

La neo collega dott.ssa Lucia Gregucci presenta alla nostra Redazione il suo lavoro di tesi dal titolo “Segni e sintomi di infarto del miocardio: capacità di riconoscimento e di intervento in due gruppi di popolazione. Studio osservazionale” discussa presso L’Università Politecnica delle Marche, relatore Dott. Andrea Toccaceli, correlatore Dott.ssa Paola Graciotti. Il nostro augurio alla collega per l’ottimo risultato raggiunto.

 

…a cura della dott.ssa Lucia Gregucci

Introduzione

Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di mortalità e morbilità nei paesi occidentali. Negli USA si stima che in un anno oltre 135 000 individui siano colpiti da un evento coronarico e che di questi 45 000 siano fatali (Yeh R.W. et al, 2010).

Per quanto riguarda l’Italia la mortalità per cardiopatia ischemica rappresenta il 12% di tutte le morti e l’IMA l’8%, nella popolazione di età compresa tra 35 e 74 anni (l’età media risulta pari a 68 anni).

Il dolore toracico retrosternale è un’importante problematica di ordine medico ed assistenziale sia per la possibile gravità della patologia che lo genera, sia per la frequenza con la quale viene riferito, sia per l’impatto emotivo che esso determina.

È importante riconoscere isintomi tempestivamente, e nelle prime fasi, un ritardo nel riconoscimento dei sintomi causati da un attacco cardiaco, può essere dovuto alla scarsa conoscenza da parte della popolazione. La comprensione dei sintomi da parte della popolazione può differire in base al livello di istruzione.

Lo scopo di questa tesi di laurea è di spiegare l’importanza della conoscenza, da parte della popolazione, dei segni e sintomi dell’Arresto Cardiocircolatorio (ACC) a livello extraospedaliero, ma soprattutto della consapevolezza delle tecniche di rianimazione in caso di arresto cardiaco, che debbono essere attivate entro 10 minuti dall’insorgenza dei sintomi e prima dell’arrivo dell’ambulanza, per ridurre il più possibile il ritardo preospedaliero. Si vuole esaminare, inoltre, se le conoscenze dei sintomi sono legate a caratteristiche socio-demografiche o  precedente esperienza di attacco cardiaco.

Materiali e metodi

Quesito di ricerca

Il presente studio ha voluto osservare se esistono conoscenze e comportamenti differenti nel riconoscere i segni e sintomi tipici di un IMA e nell’attuare le strategie di soccorso più adeguate tra soggetti che hanno vissuto l’esperienza di IMA (direttamente come pazienti o indirettamente come familiari e/o caregivers di soggetti affetti da IMA) e soggetti che non sono stati interessati dall’evento IMA.

Tipologia di studio Osservazionale correlazionale

Setting dello studio:
Dipartimento di Scienze Cardiovascolari dell’AOU Ospedali Riuniti “Umberto I-G.M. Lancisi-G.Salesi” di Ancona
Soggetti che afferiscono all’ambulatori delle Sindromi Coronariche Acute (SCA), Scompenso Cardiaco (SC), patologie Aritmologiche (AR) attivati presso il Dipartimento di Scienze Cardiovascolari  dell’AOU Ospedali Riuniti “Umberto I-G.M. Lancisi-G.Salesi” di Ancona: soggetti con problematiche cardiache e loro familiari/caregivers
Centro Commerciale “Galleria Auchan”, Ancona

Popolazione di riferimento:

 Le popolazioni oggetto di studio sono state:

  • Soggetti che afferiscono all’ambulatori delle Sindromi Coronariche Acute (SCA), Scompenso Cardiaco (SC), patologie Aritmologiche (AR) attivati presso il Dipartimento di Scienze Cardiovascolari dell’AOU Ospedali Riuniti “Umberto I-G.M. Lancisi-G.Salesi” di Ancona: soggetti con problematiche cardiache e loro familiari/caregivers
  • Soggetti afferenti alla Galleria Auchan di Ancona

Strumenti

Questionario costruito ad hoc, compilato in forma anonima, il quale prevede sei domande a risposta multipla, analizzanti i segni e sintomi dell’IMA, e gli interventi da attuare in caso di dolore toracico da parte di non esperti (caregivers, first responder), più una scheda anagrafica.

I dati raccolti mediante i questionari sono stati inseriti in un database appositamente predisposto. L’accesso ai dati è protetto dallo sperimentatore e dal docente responsabile del lavoro di tesi.

Comitato Etico

Lo studio è stato sottoposto alla valutazione del Comitato Etico dell’AOU Ospedali Riuniti “Umberto I-G.M. Lancisi-G.Salesi” di Ancona: ha ottenuto la sua approvazione allo svolgimento

Risultati

La popolazione reclutata nel periodo di studio è risultata composta da 298 soggetti.

Il campione è risultato costituito da 162 uomini (54.4%) e 136 utenti di sesso femminile (45.6%), con un’età media di 48.3 anni per i maschi e di 50.2 anni per le femmine

Il campione è stato stratificato in tre categorie principali:

1) persona che è stato affetto da un episodio di IMA; (parte azzurra)

2) caregiver/familiare di soggetti con pregresso IMA; (parte rossa)

3) persone che non ha mai vissuto un evento coronarico (sia in prima persona che in qualità di caregiver/familiare) (parte verde)

Figura n.1

Inoltre sono stati rilevati dati riguardo, la professione, la tipologia di lavoro e il titolo di studio.

Figura n. 2

Il questionario è stato compilato dai diretti interessati e consegnato in tempo reale, eccezion fatta per alcuni soggetti anziani a cui è stato somministrato direttamente dallo sperimentatore. Di seguito vengono riportate le domande somministrate, e un grafico che analizza le risposte date

Domanda n. 1. “Quali sono i segni di allarme dell’attacco cardiaco?”

Nel 66,1% dei casi gli intervistati hanno dato una risposta non corretta.  La maggior parte della popolazione oggetto di studio riconosce come sintomo di IMA solo il dolore toracico.

Domanda n.2: “La respirazione efficace è dimostrata”

Dallo studio realizzato è stato reso noto che una buona fetta di popolazione ha saputo rispondere correttamente: il 67,8%

Domanda n.3: “In caso di dolore o senso di oppressione al centro del torace si deve”

Nel 76,8% dei casi gli utenti hanno risposto correttamente. Il 7% dei soggetti in caso di dolore toracico andrebbe in ospedale con il proprio mezzo.

Domanda n.4: “In caso di chiamata di soccorso al 118, nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza, alla persona da soccorrere è bene”

nel 87,2% dei casi gli intervistati hanno dato risposta corretta

Domanda n.5: “All’operatore del 118 va detto”

nel 70,5% dei casi gli utenti hanno dato risposta corretta.

Domanda n.6: “In attesa dell’arrivo dell’ambulanza”

Dallo studio è emerso che più della metà degli utenti reclutati ha dato risposta corretta, 66,8%

Figura n. 3

Come si può notare dallo schema, la maggior parte della popolazione ancora non riesce a riconoscere i segni e sintomi di un arresto cardiaco, questo fa sì che ci sia un ritardo nell’attuazione delle tecniche di rianimazione cardio-polmonare e quindi un rallentamento delle tempistiche extraospedaliere, diminuendo così la probabilità si sopravvivenza della vittima.

Soltanto il titolo di studio posseduto dall’intervistato produce capacità di risposta differenti nella popolazione osservata. Inoltre, i familiari/caregivers che hanno vissuto l’evento IMA hanno una capacità più alta  nel riconoscere i canoni di una respirazione efficace, rispetto ai soggetti che hanno avuto un evento ischemico.

Conclusioni

Questo studio vuole essere uno stimolo per ulteriori ricerche e sperimentazioni sull’implicazione e il coinvolgimento di tutta la popolazione nel trattamento del paziente con dolore toracico.

Il ritardato riconoscimento dei sintomi da parte del paziente è ancora la causa maggiore della dilazione dell’inizio della terapia nel paziente con dolore toracico.

Campagne informative hanno avuto un risultato modesto nell’abbreviare questo ritardo, la causa di questo insuccesso si può attribuire al fatto che il messaggio non fosse stato sufficientemente chiaro. Nelle ricerche effettuate si è constatato come il livello organizzativo dei sistemi di emergenza sia in miglioramento, col fine di far fronte ad una crescente domanda.

Purtroppo è stato reso noto come la fase preospedaliera abbia maggiori criticità spetto a quella intraospedaliera; questa differenza nasce da una scarsa conoscenza e consapevolezza da parte della popolazione sull’argomento.

 

In Allegato

Segni e sintomi di infarto del miocardio: capacità di riconoscimento e di intervento in due gruppi di popolazione. Studio osservazionale

 

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