Entro 6-8 anni potrebbe essere messo in commercio il primo vaccino contro i rinovirus che causano il raffreddore. Il preparato, che attacca il guscio protettivo degli agenti infettanti, è stato brevettato da Rudolf Valenta dell’Università di Vienna.
In questi giorni sembra di essere proiettati verso una imminente era glaciale. La morsa del gelo che sta stritolando tutta l’Italia, infatti, sembra proprio non voler mollare la presa e le immagini spettacolari delle coste adriatiche imbiancate dalla neve, sono ancora negli occhi di tutti.
Inevitabilmente, con queste temperature, i cittadini costretti a letto da tosse, mal di gola e soprattutto raffreddore sono molti. Ma… in breve, cos’è il ‘raffreddore’? Ci siamo mai chiesti chi è questo nostro antipatico compagno di viaggio, che si ripresenta ciclicamente a rovinare le nostre giornate?
È una malattia molto comune, di origine virale, che causa l’infiammazione delle mucose di naso e faringe. Caratterizzato da una elevata contagiosità, può essere trasmesso da malati o da portatori sani per mezzo delle goccioline di saliva (flug) che vagano nell’aria a seguito di tosse, starnuti, dialoghi, ecc.
Sono circa 99 i rinovirus responsabili della patologia. E sono agenti, questi, capaci di resistere nell’ambiente esterno per circa 3 ore: per questo motivo è sempre possibile venire a contatto con gli stessi dando la mano alle persone e/o manipolando oggetti contaminati. Ragion per cui il lavaggio delle mani riveste un’importanza fondamentale per prevenire un eventuale contagio.
Un clima freddo, la pioggia, le correnti d’aria, il vento gelido e l’aria condizionata sono tra i maggiori fattori di rischio empiricamente riconosciuti in grado di favorire la malattia. Perché? In quanto queste condizioni, probabilmente, danno luogo ad abbassamento delle difese di naso e gola.
Ad oggi, non esiste una cura specifica in grado di annientare o di prevenire la malattia, ma solo farmaci che possono alleviarne i sintomi fino a che questa non passa da sé (di solito in una o due settimane).
Eppure, a breve, qualcosa potrebbe cambiare…
Già, perché entro sei anni potrebbe essere messo in commercio il primo vaccino in grado di proteggere dal virus che causa la patologia. Il preparato è stato brevettato da Rudolf Valenta, ricercatore dell’università di Vienna, che in un’intervista all’Independent ha spiegato le caratteristiche di questa sua scoperta.
Secondo l’esperto, che vanta circa 200 pubblicazioni sull’argomento, il nostro sistema immunitario non è in grado di ‘abbattere’ i rinovirus (principali responsabili della malattia da raffreddamento) in quanto concentra il proprio attacco verso il ‘centro’ dell’agente infettante, suscettibile di continue mutazioni: i nostri anticorpi, infatti, per legarsi al virus, usano delle aree chiamate epitopi (piccole parti di antigene) che, nel caso dei rinovirus, risultano essere non-neutralizzanti o inefficaci. Zone inutili0, quindi, che non causano alcuna reazione in grado di distruggere l’agente infettante; in quanto muta di continuo.
Il vaccino ideato dallo studioso, invece, ha come obiettivo quello di distruggere il guscio protettivo che lo circonda, quello attraverso cui il virus aderisce ai tessuti di bocca, faringe gola, stomaco e che presenta caratteristiche identiche tra i diversi ceppi.
Queste sono state le parole del ricercatore per spiegare questa sua importante scoperta: “Abbiamo preso alcuni frammenti del guscio attaccandoli ad una proteina di trasporto. E’ un principio molto vecchio, ‘riprogrammare’ la risposta immunitaria sull’obiettivo giusto”…
E ancora, sui risultati ottenuti: “Sulla base dei nostri risultati, dovrebbe essere possibile progettare vaccini che consentano il riorientamento della risposta immunitaria contro gli epitopi neutralizzanti del rinovirus e per il trattamento di malattie associate al rinovirus, come il raffreddore comune, l’asma e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)”.
E infine, dichiarando l’obiettivo della commercializzazione del prodotto: “Con la prima proteina che abbiamo costruito abbiamo una inibizione molto buona della malattia siamo convinti di essere sulla buona strada. Se riusciremo ad avere i fondi per i test clinici possiamo metterlo a punto in sei-otto anni”.
Tutto pronto per l’imminente sconfitta di una delle malattie più fastidiose e ricorrenti in assoluto, quindi? Forse, ma… non tutto il mondo scientifico è così ottimista. Per il professore di virologia molecolare dell’Università di Nottingham, Jonathan Ball, è infatti ancora troppo presto per lasciarsi andare a sfrenati entusiasmi: “Il brevetto è ancora molto lontano dall’essere approvato… I rinovirus sono rinomati per la loro variabilità e la loro capacità di mutare per sfuggire alla nostro sistema immunitario e provocare infezioni per tutta la vita. Ci sono, inoltre, più di 100 diversi ceppi del virus e trovare un vaccino in grado di combatterli tutti sarà difficile”.
Fonte: ANSA, Wired, Independent
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