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Sanità, rinnovo del Contratto: priorità, questioni annose e “macigni” sulla trattativa

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Sanità privata, mancata ratifica del contratto: Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl proclamano lo sciopero nazionale
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Stando alle dichiarazioni del Governo la nuova stagione dei rinnovi contrattuali inizierà con la sanità. Si tratta del triennio 2022-2024, già oggi a dieci mesi dalla scadenza. Dopo lo stanziamento delle risorse finanziarie (2.400 milioni, comprendenti i tre contratti della dipendenza e tutte le convenzioni), è stata diramata la cosiddetta direttiva-madre della Funzione pubblica. In pratica, manca solo lo specifico Atto di indirizzo del Comitato di settore Regioni/Sanità.

Il rinnovo riguarda poco più di mezzo milione di lavoratori e sarà negoziato dalle sei sigle sindacali che hanno firmato il Ccnl del 2 novembre 2022. La rilevazione della rappresentatività effettuata dall’Aran non ha infatti generato modifiche all’assetto del tavolo negoziale, che per la parte pubblica vedrà la presenza del presidente Antonio Naddeo, confermato per un quadriennio nel settembre scorso.

Pressoché invariata anche la “classifica” delle percentuali di rappresentatività delle sei sigle, ma la cosa più curiosa è che le organizzazioni sindacali censite nel comparto Sanità sono 120 e quelle che hanno una sola delega sono addirittura 19. Come dire che non hanno trovato nemmeno un collega o un parente da iscrivere al sindacato.

Le piattaforme sindacali in attesa dell’Atto di indirizzo

In attesa di poter leggere l’Atto di indirizzo del Comitato di settore, si può provare a intravedere i contenuti delle piattaforme sindacali. Non risulta ancora nulla di ufficiale, ma esiste un documento unitario delle sigle confederali, intitolato “Linee guida della piattaforma unitaria”, che offre alcuni spunti di riflessione.

In realtà non sta scritto da nessuna parte che per l’inizio del negoziato nazionale si debbano presentare “piattaforme”, e non è nemmeno codificata la forma stessa della piattaforma. Tuttavia, per prassi consolidata, in passato era la controparte sindacale a presentare per prima le piattaforme, unitarie o per singola sigla, che precedevano l’Atto di indirizzo del Comitato di settore. A ogni modo, nel documento si possono individuare una decina di tematiche prettamente contrattuali, e anche una dozzina di questioni che il Ccnl non potrà mai trattare, in quanto tutte coperte da riserva di legge.

Tra le rivendicazioni di matrice contrattuale si rilevano le seguenti richieste:

  1. “Abbassare i carichi di lavoro”.
  2. “Isolare la spesa indennitaria e per lo straordinario”. In pratica il ritorno ai tre fondi storici, come peraltro avviene tuttora per la dirigenza sanitaria.
  3. “Diminuire il periodo necessario per la maturazione dei Dep, portandoli a due anni” e il superamento del limite massimo di Dep conseguibili.
  4. “La definizione di un range maggiore per gli incarichi di base” dell’Area IV. Una richiesta puramente economica.
  5. “Creazione di un incarico di funzione amministrativa”. Una richiesta singolare, perché il vigente Contratto, di fatto, lo prevede già.
  6. “Finanziamento dedicato all’accessorio all’area delle elevate qualificazioni”.
  7. “Misure di sostegno psicologico a carico delle aziende”, connesse al fenomeno delle violenze sui sanitari.
  8. “Buono pasto anche per il personale turnista” con contestuale rivalutazione del valore; argomento delicatissimo, che il Ccnl difficilmente potrà eludere alla luce delle sentenze della Cassazione che hanno sancito il diritto dei turnisti.
  9. “Soluzione dei problemi abitativi per i lavoratori fuori sede”. Un impegno certamente importante e strategico, fermo restando che è ancora vigente l’art. 27, comma 4, del Ccnl del 20.9.2001, dove si prevede “l’uso di alloggi di servizio” con oneri a carico dell’azienda, per cui il problema resta la copertura finanziaria dell’operazione.
  10. Riformulare l’articolo del Tfr, al fine di adeguare l’individuazione della base imponibile”.

Le questioni annose su cui intervenire

A latere e a sostegno di queste politiche contrattuali il legislatore, secondo il documento, deve intervenire su questioni annose e, a volte, di portata biblica, quali:

  • tassazione agevolata sulla contrattazione di secondo livello;
  • agevolazioni fiscali sul welfare contrattuale;
  • proroga della Legge Madia sulle stabilizzazioni;
  • scorrimento di tutte le graduatorie;
  • riforma delle procedure concorsuali;
  • contrasto ai processi di esternalizzazione;
  • problema dell’illegittimo differimento del Tfr/Tfs;
  • vanno tolti definitivamente i tetti e i vincoli finanziari (art. 23, comma 2, del decreto 75/2017 e art. 2, comma 71, della legge 191/2009);
  • rifinanziamento e incremento delle risorse dello 0,55% del MS per l’ordinamento;
  • proroga della norma transitoria sulle progressioni tra le aree;
  • istituzione dell’indennità di esclusività, anche come risarcimento per l’ingiusto pagamento dell’iscrizione agli Ordini;
  • possibilità di esercizio della libera professione;
  • finanziamento adeguato per assicurare i piani formativi.

I due “macigni” che incombono sulla trattativa

Questo è in sostanza lo scenario nel quale credibilmente agirà la trattativa. Ma su di essa sono immanenti due “macigni” che, seppure non direttamente collegati al rinnovo, è certo che lo condizioneranno. Si tratta delle due recenti pronunce sulla monetizzazione ferie e sul “recupero” della Ria del 1991/1993: Corte di giustizia Ue, sentenza del 18 gennaio 2024 sulla monetizzazione delle ferie; Corte Costituzionale, sentenza n. 4 dell’11 gennaio 2024 sulla illegittimità del congelamento della RIA.

La prima ha certamente attinenza alle clausole contrattuali, mentre la seconda non è di competenza dell’odierno tavolo negoziale, essendo rivolta a una vicenda di oltre 30 anni fa, quando furono soppressi gli automatismi stipendiali e il rapporto di lavoro era ancora in regime di diritto pubblico. Ma entrambe peseranno eccome sul quadro finanziario complessivo del costo del lavoro in sanità.

Non va infine sottovalutata la circostanza che nella primavera del 2025 si svolgeranno le elezioni per il rinnovo delle Rsu e, come è sempre avvenuto, la tornata elettorale a ridosso di un Ccnl costituisce una variabile indipendente per le scelte negoziali e addirittura per una eventuale mancata firma del contratto.

Redazione Nurse Times

Fonte: Il Sole 24 Ore

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