A Zingonia il Ruxolitinib, approvato a inizio aprile dall’Agenzia Italiana del Farmaco per l’uso con altra indicazione rispetto al suo utilizzo corrente, è stato usato per terapia anti-Covid con risultati promettenti.
Il dottor Andrea D’Alessio è il responsabile dell’Unità Operativa di Medicina Interna e Oncologia del Policlinico San Marco di Zingonia ha rilasciato una intervista sul giornale online “Bergamo News” sui mesi di emergenza con le osservazioni fatte sulla malattia. La sperimentazione del farmaco sarà presto oggetto di un articolo su una pubblicazione scientifica.
“Il Ruxolitinib era stato sperimentato in Cina su una piccola casistica non ancora pubblicata e in Italia, l’Ematologia di Livorno, aveva avuto una piccola esperienza positiva su pochi pazienti, anche se la stampa aveva dato grande risalto ai successi,” ha detto Andrea D’Alessio.
All’inizio di Aprile il Comitato Etico dell’Istituto Spallanzani ne aveva approvato l’utilizzo sull’intero territorio Italiano a scopo compassionevole.
Il farmaco funziona inibendo una proteina chiamata JAK che è legata ai recettori dell’infiammazione presente sulle cellule del sistema immunitario. È in grado di ridurre – attraverso l’inibizione della via di JAK/STAT – il rilascio di citochine pro-infiammatorie (IL-6; TNFα) coinvolte nello sviluppo del quadro di malattia sistemica correlata all’ infezione da COVID-19. La scelta su questo farmaco derivava dal fatto che si era efficace nel trattamento della sindrome da linfoistiocitosi emofagocitica. Inoltre viene correntemente utilizzato nel rigetto verso l’ospite da trapianto allogenico. Una sindrome drammatica in cui il midollo trapiantato attacca il soggetto ospite. Infine, è in grado di bloccare i recettori che permettono al virus di entrare ed infettare le cellule dell’epitelio respiratorio.
“Una volta ricevuto il farmaco gratuitamente lo abbiamo utilizzato su alcuni pazienti in terapia presso il nostro Reparto. Abbiamo osservato un rapido miglioramento delle condizioni cliniche. Con riduzione degli indici di flogosi e ridotta necessità di terapia con caschi per la ventilazione (C-PAP).
“Rapidamente abbiamo diffuso la terapia, previo consenso informato, ai pazienti in cura nel nostro Ospedale. Abbiamo, così, permesso un miglioramento in pochi giorni nella maggioranza dei soggetti (ad oggi circa quaranta).
“Nell’ultima settimana abbiamo dimesso i primi pazienti guariti dalla sindrome di rilascio di citochine, con grande soddisfazione di tutti i Sanitari,” ha concluso il dottor D’Alessio.
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