Garantire alle Rsa le necessarie prestazioni infermieristiche per far fronte ai casi di carenza del personale ed evitare il rischio di chiusure. Nel post-pandemia era questo il grido di aiuto arrivato dalle Rsa dal Trentino. Nessuno lo ha raccolto e ora le strutture iniziano a stoppare i nuovi arrivi, pur essendoci posti liberi, perché il personale non è sufficiente a garantire il servizio.
Le strutture già messe in ginocchio dal Covid, dalle chiusure che hanno privato gli ospiti della vicinanza dei propri cari, dal personale sanitario no vax e dai bilanci in rosso, avevano chiesto lo scorso anno a gran voce alla Provincia fondi per arrivare al pareggio del bilancio, ma anche chiarezza nelle risorse disponibili per fare investimenti fondamentali per il mantenimento del livello alto della qualità dei servizi.
La strada scelta dalla Provincia, invece, sembra essere stata un’altra. Lo avevano denunciato qualche mese fa i sindacati, spiegando: “L’assessorato non può pensare di essere solo il bancomat delle Rsa e della sanità. Finora abbia visto solo il comportamento dello struzzo ‘ricco’: mettere la testa sotto la sabbia, elargire denaro e dire che va tutto bene”, senza alcun programma per il futuro, ma agendo solo sul presente.
Il personale infermieristico è già ridotto ai minimi termini. Alcune strutture che non riescono a mantenere i parametri si stanno trovando in grossa difficoltà, tanto che si è deciso di bloccare temporaneamente entrata di nuovi ospiti. A confermarlo è Michela Chiogna, presidente di Upipa, che sta seguendo la situazione per cercare di trovare tutte le risorse disponibili anche con i liberi professionisti, nonostante l’aumento di costi.
Il problema si sta trascinando da diverso tempo. “La situazione è sempre più difficile – spiega Chiogna a il Dolomiti –, e sono sempre di più le strutture dove il numero degli infermieri, in relazione agli ospiti, è appena sufficiente. Ci sono già situazioni, come a Tesero, Vallarsa e Predazzo, dove già ora non ci accettano nuovi ingressi”.
Grosse preoccupazioni sul futuro delle Rsa del Trentino stanno arrivando anche dal maxi concorso indetto dall’Azienda sanitaria, che rischia di cannibalizzare le risorse nelle case di riposo. La preoccupazione, infatti, è che il personale infermieristico che oggi sta svolgendo compiti importantissimi e non facili nelle Rsa, abbia partecipato al concorso per ottenere un trasferimento in Apss.
“Siamo preoccupati e siamo in attesa dell’esisto di questo concorso – spiega la presidente di Upipa -. Parliamo di 400 posti. Noi non possiamo sapere con esattezza quanti siano gli infermieri delle nostre strutture coinvolti ma sentendo le varie realtà ce ne sono molti. E poi come faremo? Rischiamo davvero di mandare il tilt l’intero sistema se non si trova una situazione. E’ necessario quanto prima trovare un dialogo in ogni caso con l’azienda sanitaria e con la provincia”.
Un altro aspetto che sta mettendo davvero in ginocchio le Rsa del Trentino è l’impossibilità di fare investimenti e di avere una programmazione delle risorse. La popolazione sta invecchiando, le situazioni che le strutture si trovano ad affrontare sono sempre più complesse e difficili. A fronte di una tale evoluzione, ad oggi mancano investimenti, mancano risorse per poter mantenere la qualità dei servizi alta.
Quello che sembra aver fatto fino a oggi la Provincia è ripianare i buchi nei bilanci delle Rsa, senza però pensare al futuro, senza dare la possibilità alle strutture di programmare investimenti. Un sistema che veniva copiato anche in altre zone d’Italia oggi si trova ad avere il “fiato corto” davanti all’incapacità di adeguarsi ai cambiamenti demografici.
“Ci sono stati confermati – spiega la presidente Michela Chiogna – i due finanziamenti promessi, che sono quelli riguarda il Tfr fino al pareggio del bilancio e quello sul contributo per l’energia. Siamo arrivati al pareggio di bilancio, nonostante qualche realtà sia in difficoltà, ma ora ci troviamo a non poter andare avanti perché è impossibile ragionare sul futuro senza risorse e senza la possibilità quindi di pianificarle”.
Il rischio è che a risentire di questa situazione sia la qualità dei servizi, e quindi gli ospiti. Il tema è quello di riuscire a mantenere alta la qualità delle risposte ai bisogni, ma per farlo servono finanziamenti, visto che le rette sono rimaste ferme. “Compito nostro – ha chiarito la presidente di Upipa – è quello di arrivare a un pareggio di bilancio. Noi siamo enti pubblici no profit che hanno il compito di riuscire a non andare in negativo, garantendo la maggiore qualità dei servizi e tenendo la retta più favorevole possibile”.
Il 2023 rischia quindi di accentuare le difficoltà che si erano presentate già lo scorso anno. “Abbiamo bisogno di chiarezza nelle risorse, e solo così riusciremo a fare investimenti programmati”, ha concludo Chiogna.
Redazione Nurse Times
Fonte: il Dolomiti
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