Un farmaco sperimentale contro il diabete, ad azione multipla, riduce sia la glicemia senza effetti avversi su ossa e muscoli, inducendo anche il dimagrimento (con perdita solo di massa grassa), migliorando la densità ossea
I ricercatori della Monash University in Australia sono riusciti a mettere a punto questa molecola “IC7Fc”. I risultati dello studio, coordinato da Mark Febbraio, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature.
Si stima che 370 milioni di persone nel mondo soffrano di diabete di tipo 2, e che questa cifra sia destinata a raddoppiare entro il 2030 a causa dell’epidemia di obesità. Ci sono diversi farmaci già in uso contro il diabete, ma la ricerca di nuovi principi attivi più efficaci e con meno effetti avversi non conosce tregua.
Gli scienziati australiani hanno sviluppato il farmaco a partire da un bersaglio d’azione da loro prescelto, il recettore ‘gp13’, scoperto avere effetti vantaggiosi sul metabolismo.
Partendo dalla “serratura” gp13, gli scienziati hanno “forgiato” una chiave molecolare ad hoc, chiamata IC7Fc, perfetta per legarsi a gp13. Quando i ricercatori hanno iniettato IC7Fc in topi con il diabete, sono stati molteplici gli effetti positivi indotti dalla molecola.
Oltre alla riduzione della glicemia, ad esempio, gli animali hanno iniziato a mangiare meno e a dimagrire, perdendo però solo massa grassa e non massa muscolare. Inoltre il farmaco favorisce l’aumento della densità ossea.
Grazie a questi effetti benefici, in futuro IC7Fc potrebbe diventare un valido alleato nella lotta contro il diabete ed essere preferito ad alcuni dei medicinali maggiormente prescritti, come la metformina.
Il suo vantaggio principale è la capacità di stimolare il dimagrimento, in quanto per molte persone con diabete la perdita di peso può portare a una gestione più efficace della malattia o persino contribuire alla guarigione. Inoltre, il fatto che IC7Fc faccia perdere selettivamente massa grassa e non muscolo e che aumenti la densità ossea ne fa un ottimo candidato come farmaco specifico per i pazienti anziani. I ricercatori sottolineano che per confermare i risultati di questi studi preliminari saranno necessarie ulteriori sperimentazioni. Al momento, gli esperti stanno raccogliendo i finanziamenti necessari per iniziare gli studi clinici.
Francesco Purrello, ricercatore dell’Università di Catania e presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), afferma che i risultati dello studio condotto dagli studiosi australiani sono estremamente interessanti, dicendo di aspettare con ansia e curiosità l’inizio delle sperimentazioni cliniche.
La molecola su indicata, infatti, fa parte della famiglia multitasking e “sembra agire sulla insulina-resistenza a livello del muscolo e del tessuto adiposo, ma anche del fegato“.
Purrello spiega anche che, in contemporanea, tale molecola lavora anche sulla secrezione del glucagone e dell’insulina, i due ormoni principali che coordinano la glicemia. Tale effetto, poi, spiega l’esperto, è importante in quanto protegge il paziente da crisi ipoglicemiche che si verificano quando la concentrazione dello zucchero nel sangue cala abbastanza.
Redazione Nurse Times
Fonte: Nature
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