Agenas ha pubblicato il Report nazionale di sintesi dei risultati del monitoraggio DM 77/2022 – II semestre 2024, riguardante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale da parte di Regioni e Province autonome.
Un monitoraggio effettuato tramite il questionario informatizzato elaborato dall’Agenzia e relativo all’organizzazione territoriale delle Regioni, con le informazioni su case della comunità, centrali operative territoriali (Cot), ospedali di comunità, assistenza domiciliare integrata e cure palliative.
Si ricorda che, al fine della realizzazione di quanto previsto nella Missione 6 – Salute del Pnrr, è stato siglato in data 31 dicembre 2021 un Accordo di collaborazione tra l’Agenzia, il ministero della Salute (Unità di Missione per l’attuazione degli interventi del Pnrr) e la Presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per la Trasformazione digitale), che assegna ad Agenas una duplice funzione, ovvero:
- Amministrazione attuatrice dei sub-interventi: 1.2.2d “COT – Progetto pilota di intelligenza artificiale”; 1.2.2 e “COT – Portale della Trasparenza”; e 1.2.3 “Telemedicina” (all’interno dell’Intervento 1.2 “Casa come primo luogo di cura”).
- Supporto tecnico operativo per gli interventi 1.1 “Case della comunità e presa in carico della persona”; 1.2 “Casa come primo luogo di cura”; 1.3 “Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia e delle sue strutture (ospedali di comunità)”.
La fotografia Agenas
La fotografia scattata da Agenas evidenzia che sono 485 le case di comunità (CdC) con almeno un servizio attivo presenti sul territorio alla fine del 2024, rispetto alle 1.717 strutture previste (il 28% di quelle programmate). Quelle con tutti i servizi obbligatori attivi e con la presenza medica e infermieristica (h24 e 7 giorni su 7 nelle CdC Hub e 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana nelle CdC spoke) sono appena 46, meno del 3% del totale. E sono 118 le case di comunità dotate di tutti i servizi obbligatori, ma senza la presenza di medici e infermieri (circa il 7%).
Gli ospedali di comunità con almeno un servizio attivo sono 124 su un totale di 568 strutture previste (circa il 22% del totale). Sono invece 642 le centrali operative territoriali (Cot) attive e pienamente funzionanti, rispetto alle 650 programmate. Di queste, 480 hanno raggiunto il target di rilevanza comunitaria rendicontato dal ministero della Salute alla Commissione Europea. Le uniche strutture che superano il target in linea con gli standard previsti dal Dm 77/2022.
Incrociando i dati di Agenas con quelli dalla Cabina di regia sull’andamento dei lavori del Pnrr, possiamo tirare alcune conclusioni. Allo scorso 20 febbraio oltre il 90% dei cantieri per case e ospedali di comunità risultavano attivati o avevano già concluso i loro lavori, seppur con alcune differenze a livello territoriale con le regioni meridionali, che in alcuni casi procedono a passo più lento. A buon punto anche la digitalizzazione dei Dea di pronto soccorso e gli investimenti in grandi apparecchiature. E si è già raggiunto il target previsto per la messa in sicurezza delle strutture ospedaliere (es. antisismica).
I dati di Agenas, però, confermano i timori già espressi anche dagli stessi operatori sanitari in meritpo all’effettivo funzionamento di queste nuove strutture. Già, perché le nuove strutture risultano vuote di personale sanitario. Il timore, quindi, è quello di aver speso miliardi per costruire delle cattedrali nel deserto.
Le percentuali di case della salute e ospedali di comunità con almeno un servizio obbligatorio attivato, a dicembre 2024, infatti, si fermano rispettivamente al 22% e al 28%. E il dato peggiora drasticamente se scendiamo nel dettaglio, guardando all’effettiva presenza di personale medico e infermieristico all’interno di queste strutture con servizi già attivati. Meno del 3% delle case della salute può contare su una dotazione di personale capace di erogare le prestazioni che, sulla carta, queste strutture dovrebbero offrire ai cittadini sul territorio.
La situazione a livello regionale
Delle 485 case di comunità con almeno un servizio attivo a fine 2024, 138 sono in Lombardia, 125 in Emilia-Romagna, 62 in Veneto, 42 in Toscana e 38 nel Lazio. L’Emilia-Romagna la regione col maggior numero di case della comunità con presenza di medici e infermieri (13 attive), seguita da Lombardia (10), Lazio (8), Toscana (7), Veneto (2), Umbria, Molise, Liguria e Marche (1).
La regione con più case di comunità dotate di tutti i servizi obbligatori, ma senza la presenza medica e infermieristica è la Lombardia (46), seguita da Emilia-Romagna (26), Lazio (13), Toscana (11). Alla spicciolata seguono Liguria (5), Veneto (4), Umbria (3), Marche, Molise, Sicilia (2), Calabria (1).
Per quanto riguarda gli ospedali di comunità con almeno un servizio attivo, in testa c’è il Veneto con 43 strutture su 71 previste. Seguono: Lombardia (25 su 64 previste); Emilia-Romagna (21 su 48 previsti); Toscana e Umbria (7 su, rispettivamente, e 16 previsti); Sicilia (3 su 48 previsti); Abruzzo, Liguria, Marche e Molise (2 su 11 previsti); Campania e Sardegna (1 su, rispettivamente, 61 e 33 previsti).
La quasi totalità delle Regioni, come detto, ha invece raggiunto gli obiettivi previsti con tutte le centrali operative territoriali (Cot) pienamente funzionanti e certificate. Fanno eccezione: la Campania, che ha 73 Cot promosse rispetto alle 80 previste; la Calabria, alla quale manca solo una Cot non pienamente funzionante (20 su 21); la Sardegna con 16 Cot sulle 24 previste. La Toscana ne ha attivate ben 45, addirittura in surplus rispetto alle 37 previste.

Clicca QUI per consultare il Report Agenas
Redazione Nurse Times
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