Questa l’iniziativa di Coopselios per far fronte alla carenza di personale in ospedali e case di riposo Ne dà notizia la Gazzetta di Reggio.
Infermieri introvabili sul territorio di Reggio Emilia? La coop li cerca all’estero: dal Sud America al Nord Africa. Paraguay e Tunisia sono infatti i Paesi d’origine dei professionisti sanitari che nelle prossime settimane arriveranno nel distretto di Guastalla grazie all’iniziativa del gruppo reggiano Coopselios, una delle principali cooperative sociali in Italia nei settore socio-sanitario e dell’educazione per la prima infanzia.
A queste persone sono pagati viaggio, corsi d’italiano (tre mesi online a distanza, più due in Italia, in un’accademia a Piacenza) e un addestramento sui protocolli sanitari. All’incirca sono 15 i mesi che trascorrono dal momento in cui l’infermiere all’estero comunica la sua intenzione di lavorare in Italia per Coopselios a quello in cui diventa effettivamente operativo all’interno di ospedali o case di riposo in Italia.
La formazione – Dopo i primi due mesi di corsi d’italiano online, l’insegnamento della lingua – necessaria a potersi rapportare con pazienti, famigliari e colleghi nel nuovo luogo di lavoro – si conclude in Italia. Contemporaneamente, mentre frequentano questa accademia a Piacenza, gli infermieri cominciano a prepararsi al lavoro: tre i mesi di formazione previsti sui protocolli sanitari (diversi da quelli a cui sono abituati nei rispettivi Paesi di provenienza). “Il nostro sistema di servizi è molto esigente”, precisano dalla coop, che si è vista costretta a rispedire a casa due degli 11 professionisti sanitari formati dall’inizio del progetto (2021) perché “non si erano dimostrati all’altezza”.
L’ostacolo burocrazia – Il direttore generale di Coopeselios, Raul Cavalli, spiega che ci vogliono nove mesi soltanto per fare arrivare queste persone in Italia dai Paesi d’origine. Al momento, oltre che da Paraguay e Tunisia, anche da Argentina e Albania. “Ne approfitto per lanciare un appello affinché si creino corsi preferenziali, nelle ambasciate e nelle questure, per queste pratiche – dice Cavalli –. Abbiamo dovuto spostare fascicoli da una questura a un’altra a causa dei ritardi”. Per il direttore “servirebbe un intervento organico capace di favorire i percorsi amministrativi di personale sanitario necessario ai nostri anziani, ai nostri ospedali, alle nostre case di riposo”.
Il nodo personale – Se Coopselios è disposta a investire tra i 1.500 e i 2.000 euro per assoldare infermieri dall’estero, è chiaro che non ha modo di trovare persone disponibili in Italia. “Quello di non trovare professionisti dei servizi di cura è un problema che hanno i Paesi con gli indici di vecchiaia più alti – commenta Cavalli –. Gli infermieri sono i più carenti, e intanto in Emilia Romagna calano le iscrizioni ai corsi universitari: in regione si registra una diminuzione dal 5 al 10%. E, paradossalmente, restano a numero chiuso. In Italia mancano 85mila infermieri, 50mila operatori socio-sanitari e altrettanti medici”.
Formazione e stipendi – Cavalli ritiene che “o davvero il Paese ripensa gli iter di formazione, gli stipendi attribuiti a questi professionisti sanitari e la considerazione sociale di queste figure, o il problema della carenza di infermieri non potrà che peggiorare”. Per il direttore generale di Coopselios, esiste una difficoltà anche per l’entrata, data dal “cambiamento degli interessi che si riscontra nei giovani”, i quali vedono escluse queste professioni.
I super operatori socio-sanitari – Mentre nel Reggiano, così come in tutto il Paese, la ricerca di infermieri zoppica, Coopselios invoca l’accelerazione e la semplificazione delle procedure necessarie a far arrivare in Italia questi professionisti dall’estero. Al contempo Cavalli lancia un appello alle Regioni: promuovere corsi formativi per super operatori socio-sanitari, figure intermedie tra operatori socio-sanitari e infermieri, “che sarebbero di grandissime utilità, coprendo un terzo del fabbisogno di personale attuale”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Gazzetta di Reggio
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