Da oggi ci saranno due diverse motivazioni che vi faranno venire la pelle d’oca qualora un infermiere o un medico decidessero di appoggiare il loro fonendoscopio sul vostro corpo.
La prima sarà dovuta al fatto che la membrana risulti estremamente fredda, la seconda invece sarà dovuta al fatto che la stessa è risultata essere un vero e proprio ricettacolo di batteri.
Secondo un recente studio pubblicato sul American Journal of Infection Control, l’80% dei fonendoscopi esaminati sarebbe stato contaminato da elevatissime concentrazioni di batteri. Le quantità riscontrate sarebbero talmente elevate da rappresentare un rischio di trasmissione batterica superiore a quello derivante da un operatore sanitario che per assurdo non si lavasse mai le mani durante la giornata.
Lo studio ha comparato la carica batterica sugli odierni fonendoscopi standard confrontandoli con gli stetofonendoscopio (o semplicemente stetoscopi) fabbricati con campana antimicrobica in grado di sterminare il 99,9% dei batteri. Attualmente, il principale produttore di tali parti sarebbe la società CuVerro.
I ricercatori avrebbero scoperto come, nei fonendoscopi realizzati con i materiali tradizionali, le parti quali diaframma e tubi, espongano ogni paziente ad una media di 127,1 di CFU (unità formanti colonia).
Questa differenza potrebbe risultare significativa in un’epoca nella quale sia i pazienti che gli operatori sanitari risultano essere sempre più preoccupati dall’incidenza delle infezioni nosocomiali. Tale problema si traduce in 99.000 decessi all’anno negli ospedali statunitensi ed ad un costo che si aggira tra i 96 ed i 147 miliardi di dollari.
Nello studio condotto dal dr. Michael G. Schmidt, vicedirettore del dipartimento di Microbiologia e Immunologia della Medical University of South Carolina, sarebbe emerso come meno del 10% dei professionisti sanitari disinfetterebbe regolarmente il proprio fonendoscopio. Molti avrebbero l’abitudine di posizionarlo nella propria tasca, ponendo a contatto la campana con i tubi o gli auricolari, esponendo loro stessi al rischio contagio ad un successivo utilizzo.
Dallo studio sarebbe emerso come non via sia una “consistente routine nella pulizia e disinfezione dei fonendoscopi dopo un contatto con il paziente” nonostante essi vengano a contatto diretto “con parti del corpo dei pazienti non deterse e successivamente vengano a contatto con le mani, il volto, il collo e gli indumenti degli operatori sanitari.”
In conclusione, sulla base di questi risultati, il dr. Schmidt ha evidenziato come “l’applicazione dei filtri antimicrobici sugli stetoscopi degli operatori sanitari possa limitare significativamente il rischio di infezioni nosocomiali limitando la diffusione degli agenti patogeni.”
In un ulteriore studio, i filtri antibatterici da applicare sulle membrane sarebbero risultati estremamente efficaci nella creazione di un ambiente sicuro per pazienti e operatori sanitari.
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