La proteina di tipo angiopoietina-2, coinvolta nel processo di crescita e rigenerazione dei vasi sanguigni, può diventare una spia della mortalità nei pazienti Covid a maggior rischio di disfunzione polmonare cronica.
A parlarne è uno studio pubblicato sulla rivista specializzata ‘Blood Advances’, guidato dall’Azienda ospedaliero-universitaria modenese.
Promossa dalla Regione grazie a un finanziamento della Banca d’Italia di due milioni di euro, la ricerca, coordinata dalla prof Erica Villa, ha preso in esame due diversi gruppi insiemi di pazienti, di 187 e 62 persone, ricoverati con diagnosi da Covid da marzo a maggio scorsi.
Sono state analizzate le variazioni della proteina alla terza e alla decima giornata di degenza, ed è stato dimostrato come livelli incrementati di angiopoietina-2 alla terza giornata identificassero con elevata accuratezza i pazienti a maggior rischio di decesso.
Al Policlinico di Modena, l’assessore regionale alla Salute, Raffaele Donini dice: “L’obiettivo era molto ambizioso, e convincemmo la Banca d’Italia a metterci due milioni di euro. Oggi si è rivelato uno studio certo e affidabile, pubblicato a livello internazionale, con la possibilita’ di essere utilizzato. È un risultato di cui farà tesoro la comunità scientifica internazionale e il fatto che l’abbiamo pensata, finanziata, studiata e pubblicata con la guida dei professionisti di Modena ci rende particolarmente orgogliosi“.
Donini conferma il grande impegno “contro la pandemia sul piano vaccinale, oltre che sulle precauzioni da adottare, ma non dobbiamo mai dimenticare che il Covid ha le sue regole, al di la di ogni Dpcm o ordinanza regionale: ovvero, che gli assembramenti sono ad alto rischio, che ci si contagia prevalentemente senza mascherina, che un 5% dei contagiati finisce nei reparti ospedalieri, e fra questi, uno su 10 o uno su 12 entra in terapia intensiva. Non dobbiamo mai smettere di occuparci di questo 5%.
Avere ora degli strumenti- enfatizza l’assessore regionale sullo studio coordinato da Modena- che ci consentono di predefinire il decorso clinico del paziente, con un certo anticipo, ci puo’ far calibrare l’appropriatezza massima della cura”.
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Fonte: saluteh24.com
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