“Gli infermieri non si licenziamo perché non hanno voglia di lavorare, ma perché lavorare in queste condizioni è davvero pesante, e anche violento nei loro confronti. Non ci occupiamo più dell’urgenza, ormai ci occupiamo di tutto. In pronto soccorso abbiamo ormai raggiunto livelli inaccettabili, con tutto ciò che ne deriva in termini di sicurezza per i pazienti e per noi operatori”.
A raccontare la drammatica realtà dei pronto soccorso intasati a Torino, intervistato dall’Ansa, è Luca Zanotti, infermiere e dirigente Nursind, che aggiunge: “Non è più garantito il minimo di assistenza ai pazienti. Io riesco a vedere i pazienti una volta in dodici ore e non riesco più a guardarli in faccia perché sono troppi. Un infermiere ha in carico fino a 25 pazienti”.
“C’è sempre la paura di sbagliare, di non aver terminato qualcosa e di non fare abbastanza – spiega, sempre all’Ansa, Simone Virzi, anch’egli infermiere e delegato Nursind -. C’è la percezione di non riuscire mai a soddisfare il bisogno di salute delle persone che vengono in pronto soccorso. Dovremmo avere un rapporto di un infermiere ogni sei pazienti. Al momento il rapporto è di uno a dodici/quindici. In alcuni casi, se consideriamo anche le Medicine, i numeri sono persino superiori”.
A snocciolare i numeri del dramma è poi Chiara Rivetti, medico e segretaria regionale di Anaao Assomed: “Ci sono 50-60 persone in attesa di ricovero per ogni pronto soccorso. Quelli che invece occupano i pronto soccorso in attesa di visita sono una novantina. A Torino i più affollati sono quelli del Mauriziano, il Maria Vittoria, il Martini”.
L’Ansa ha poi raccolto la testimonianza di Marco Miglietti, cittadino torinese: “Abbiamo portato nostro figlio in pronto soccorso perché aveva 40 di febbre, e ci siamo trovati davanti a una situazione catastrofica. Le dottoresse ci hanno allora consigliato di tornare a casa, dicendo che addirittura rischiavamo di peggiorare la situazione di nostro figlio e di ammalarci anche noi. Il pronto soccorso è il posto dove un cittadino pensa di andare quando sta male lui o un suo famigliare, ma a questo punto non so se ci tornerò”.
E c’è poi una preoccupante tendenza degli ultimi tempi, raccontata dal medico Matteo Traversa: “La cosa peggiore è il trend sempre più evidente delle morti in pronto soccorso. Ci si immagina che a morire nel reparto di emergenza siano i pazienti traumatici, quelli colpiti da infarto o i super acuti, che arrivano in codice rosso. Negli ultimi anni, invece, stiamo notando che a morire sono anche tanti pazienti non così gravi. E questo perché non c’è altro posto dove ricevere una buona assistenza”.
Redazione Nurse Times
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