L’Ats Bergamo ha chiesto a una dottoressa di base il rimborso di 332.992 euro al servizio sanitario nazionale per un farmaco off-label, cioè fuori etichetta, prescritto a un paziente per due anni (2018 e 2019). È un antidolorifico indicato per patologie diverse da quella di cui soffre questo giovane uomo, che ha tentato altre terapie e peregrinato per ospedali e specialisti, ma pare sia stato l’unico ad alleviargli i dolori. Le norme sono numerose, così come le eccezioni.
La dottoressa ha chiesto la sospensiva al Tar, che l’ha respinta perché l’Ats Bergamo potrà battere davvero cassa solo dopo una (eventuale) condanna della Corte dei conti. “Vorrei avere io una dottoressa così attenta al paziente». L’avvocato Yvonne Messi è il suo legale in una battaglia con l’Ats davanti al Tar che, a logica, finirà alla Corte dei conti.
A questa dottoressa di base è arrivata la richiesta di rimborso al Servizio sanitario nazionale per “inappropriatezza prescrittiva”. E qui si entra in un ginepraio di regole ed eccezioni, originate nel 1998 con la Legge Di Bella, che si incrocia con il rapporto di fiducia tra medico e malato.
Questo è un giovane con dolori intermittenti ma forti. Prova diverse terapie senza ricevere benefici, si fa visitare in ospedali e centri anche al di fuori della Lombardia, anche da un neurochirurgo che esclude la possibilità di un intervento. Finché lo specialista gli suggerisce (per iscritto) quel farmaco. La dottoressa glielo prescrive e, a quanto pare, i dolori calano. Ma il 27 gennaio 2024, sulla base del verbale della Commissione aziendale per l’appropriatezza farmaceutica (Caaf) di Ats del 20 dicembre 2023, il direttore generale di Ats Bergamo firma la nota con la richiesta di rimborso alla dottoressa.
Lei impugna al Tribunale amministrativo regionale (Tar), chiedendo la sospensione dei due documenti. Il Tar respinge la richiesta, e lì per lì è una buona notizia per il medico, ma la prospettiva è che la storia non finisca qui. La motivazione dei giudici è che, per ora, la richiesta di risarcimento non sia stringente. Lo si legge nella nota del dg di Ats, che anticipa: “Nel caso in cui la s.v. non provveda spontaneamente a risarcire il danno il fatto verrà segnalato alla competente Procura presso la sezione giurisdizionale regionale della Corte dei conti, affinché eserciti l’azione di responsabilità amministrativa prevista dalla vigente normativa”.
“I farmaci off-label non sono a carico del sistema sanitario nazionale, l’uso è ritenuto sperimentale”, spiega Mirko Tassinari, ex segretario provinciale della Federazione dei medici di medicina generale, che però precisa di “non conoscere il caso specifico della collega”.
Altro sono le note dell’Aifa “che stabiliscono i paletti per le prescrizioni”. Per esempio il Toradol, che via iniezione può essere prescritto per i calcoli renali e per il post-operazioni. In gocce è registrato solo per il secondo uso, “altrimenti è off-label e serve il consenso informato del paziente”. Anche qui, tutto evolve. Se lo ricorda bene Tassinari con la vitamina D: “Le note vennero pubblicate sulla Gazzetta ufficiale il sabato per entrare in vigore il lunedì. Fu necessario rivalutare se i pazienti ai quali l’avevamo prescritta rientrassero nei nuovi parametri”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Corriere della Sera
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