Messo al servizio delle pazienti oncologiche, per la prima volta in Italia porta la chemioterapia fuori dalle mura dell’ospedale.
Alla Fondazione Universitaria Policlinico A. Gemelli IRCCS di Roma sboccia un nuovo modo di curare con la natura, grazie a un giardino pensile terapeutico unico in Italia, messo al servizio delle pazienti oncologiche dei percorsi clinico-assistenziali del Dipartimento della salute della donna e del bambino diretto dal professor Giovanni Scambia, ordinario di Ginecologia e ostetricia dell’Università Cattolica, nonché direttore scientifico della Fondazione Gemelli.
Il giardino terapeutico porta per la prima volta in Italia la chemioterapia fuori dalle mura dell’ospedale, grazie a un’area riparata e protetta (che consente comunque una visuale sulla natura circostante). Le pazienti potranno sperimentare un contatto diretto con la natura, massimizzandone gli effetti benefici, oltre che sul fronte psicologico, anche a livello fisico. Il progetto è partito da una sistematizzazione dei risultati di oltre 20 anni di ricerche scientifiche, condotte a livello internazionale sul rapporto tra natura e benessere psico-fisico di pazienti e personale.
I nuovi spazi verdi sono stati presentati lunedì 18 giugno, in occasione dell’inaugurazione del Centro di Farmacologia clinica di genere al Policlinico Gemelli. Il progetto ha previsto la realizzazione del giardino terapeutico pensile e di interventi di design biofilico degli spazi indoor del 10° piano Ala O, allo scopo di realizzare un percorso multisensoriale e immersivo nature-oriented rivolto ai pazienti – soprattutto oncologici – per accelerarne il recupero psico-fisico e per veicolare stimoli sensoriali e cognitivi volti a riconnettere positivamente i pazienti con lo spazio circostante.
Numerose ricerche, condotte a livello internazionale, hanno infatti confermato l’efficacia degli scenari naturali nel ridurre l’ansia e, in particolare, l’efficacia dei giardini terapeutici progettati negli ospedali nel promuovere la salute, la relazione sociale e la generazione di ricordi piacevoli nei pazienti. “In questi luoghi, ispirati alle regole del design biofilico e del design evidence based, si punta a recuperare la consapevolezza del valore terapeutico della natura, del sole, della ventilazione naturale; valore che è scomparso dalla progettazione degli ospedali nella seconda metà del XX secolo”, afferma Simona Totaforti, direttore del Centro studi RELAB – Studies for Urban Re-Evolution. Inoltre, il giardino pensile è uno spazio terapeutico e sensoriale rivolto non solo al benessere delle pazienti, ma anche del personale.
Nel corridoio di ingresso al Centro di Farmacologia clinica di genere e al giardino terapeutico due pareti di verde verticale accolgono le pazienti e i visitatori: i muschi, i licheni e le piante sono stabilizzate attraverso un processo naturale ed ecologico per preservarne lo stato vegetale. Da qui inizia l’esperienza del giardino, anche quando fuori è brutto tempo. Le ampie vetrate, infatti, consentono un contatto visivo diretto con la natura. “Fruire degli spazi naturali con libertà – spiega la professoressa Totaforti – o seguendo i percorsi esperienziali suggeriti aumenta il senso di controllo ambientale (spesso assente all’interno degli ospedali) e di benessere fisico, mentale ed emozionale, fino a favorire la riduzione del dolore, le potenzialità di recupero e a massimizzare gli effetti dei trattamenti”.
All’interno del giardino è presente un’area riparata e protetta destinata alla chemioterapia. Per la prima volta in Italia, le pazienti, durante la terapia, potranno sperimentare un contatto diretto con la natura offerta dal giardino, massimizzandone gli effetti benefici. Le pazienti avranno a disposizione comode sedute al riparo dal sole che consentiranno di godere di sensazioni di rifugio e privacy. Saranno circondate dalle piante e immerse in una sequenza naturale di stimoli sensoriali (il rumore dell’acqua, i suoni della natura, le variazioni di temperatura dell’aria, l’intensità variabile della luce, la presenza di piccoli animali come le farfalle). In questa area non sono presenti piante aromatiche per rendere lo spazio neutro dal punto di vista olfattivo, proprio perché la reazione allo stimolo olfattivo durante la chemioterapia e soggettiva e non sempre gradita.
Subito fuori dall’area di chemioterapia sono presenti, lungo tutto il percorso del giardino, gli agrumi e le piante aromatiche officinali appositamente scelte per mitigare gli effetti collaterali delle terapie e per consentire un’esperienza tattile e olfattiva. Le pazienti potranno così creare il loro percorso sensoriale, secondo le personali preferenze. Inoltre, nel giardino ci sono due differenti aree di quiete e meditazione, con una diversa esposizione alla luce del sole, dove è possibile godere di sensazioni di rifugio e di privacy e sentirsi accolti dalla natura.
Le esperienze sensoriali presenti nel giardino attraverso il contatto diretto con le forme e le consistenze materiche della natura, si arricchiscono con il percorso sensoriale (sensory path): un percorso da fare a piedi nudi che alterna sassi di fiume, legno ed erba. La sensazione dei sassi scaldati dal sole, il fresco dell’erba, gli oli essenziali del legno consentono di mitigare lo stress e di ritrovare l’equilibrio e l’armonia con gli elementi della terra. All’interno del giardino è possibile godere anche del suono vitale dell’acqua: una fontana e un piccolo giardino acquatico abitato da papiri e ninfee consentono di sperimentare l’esperienza uditiva e tattile dell’acqua che scorre.
In ogni angolo si diffondono suoni della natura, composti da frequenze appositamente studiate per rigenerare l’equilibrio psicofisico e potenziare le energie. Tali frequenze, modulate secondo le diverse ore della giornata, sono accompagnate dai suoni naturalmente presenti nel giardino: le piante mosse dal vento, l’acqua che scorre, i piccoli animali che decideranno di visitare o abitare nel giardino, ecc. Anche gli spazi interni si ispirano alle forme e ai materiali della natura per creare continuità nell’esperienza sensoriale delle pazienti, affinché sia possibile trarre beneficio anche all’interno dalle scelte di design biofilico adottate e dalla possibilità di “toccare” la natura anche nei corridoi e nelle stanze, grazie a forme di verde diffuso.
“Questo aspetto è particolarmente importante in uno scenario nazionale in cui la maggior parte del patrimonio edilizio esistente consente interventi limitati di riorganizzazione – conclude Totaforti –. Lavorare sulla presenza di piante, di materiali e pattern naturali o di arredi dal design biofilico consente infatti di apportare notevoli cambiamenti in termini di innalzamento della qualità dei luoghi, senza intervenire sull’articolazione dei volumi dello spazio interno”.
Fonte: www.insalutenews.it
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