Dopo l’antitetanica arriva la Legge 104 per i disabili: è l’ultimo trucco di medici e infermieri No Vax per evitare vaccino e la sospensione
Succede in Piemonte. Alcuni medici e infermieri No Vax avendo già tentato con il vaccino contro il tetano, ma non era andata bene.
Difatti non esiste infatti alcuna incompatibilità del vaccino antitetanico con vaccini Pfizer o Moderna, che sono a Rmna, mentre nel bugiardino dell’antitetanica si prescrive un’attesa di almeno tre mesi dopo l’inoculazione per poter ricevere un vaccino con virus attenuati.
Ora si tenta con la legge 104.
Un escamotage che viene preso in considerazione da medici, infermieri e altro personale sanitario No Vax per evitare la sospensione e la perdita dello stipendio.
Una strategia suggerita negli ospedali dagli avvocati dei cosiddetti “sanitari per la libera scelta”, visto che fra le indicazioni della Regione Piemonte proprio la legge 104 del 1992 è una delle condizioni per evitare di essere lasciati a casa senza stipendio nel caso in cui non si sia ancora provveduto a vaccinarsi.
Ci va pesante Antonio Rinaudo, commissario dell’Unità di Crisi piemontese, di fronte ai dipendenti della sanità che ancora non hanno fatto il vaccino contro il Coronavirus.
“Ridicolo, e in palese violazione di legge. Se i datori di lavoro non accelerano contro i sanitari che vogliono eludere l’obbliga nel loro ruolo a ricevere il vaccino contro il Covid, sarò costretto a segnalarli personalmente all’autorità giudiziaria. Qui si configura il reato sancito dall’articolo 328: rifiuto indebito. Anche i direttori delle aziende sanitarie – ha ribadito Rinaudo – sono tenuti a denunciare alla Procura ogni caso di cui vengano a conoscenza”.
I no vax puntano a sfruttare un ipotetico cumulo plurimensile di giornate di permesso legate alla legge 104 per la cura di parenti con invalidità certificata.
La norma, una risposta legislativa per assicurare adeguato sostegno a un familiare in condizione di non autosufficienza, (in alernativa all’assenza del lavoro per tre giorni al mese) può essere utilizzata anche in modo continuativo, scegliendo un’aspettativa di un mese o più, fino a un periodo complessivo di due anni.
In questo modo – è la tesi di chi cerca un’ulteriore via per evitare di essere sospeso – l’assenza dal lavoro è giustificata dalll’attività di assistenza del familiare disabile, e il provvedimento previsto dal decreto non scatta.
Non è tuttavia facilissimo ottenere la riduzione oraria prevista dalla 104: per averla bisogna dimostrare di avere la stessa residenza, o perlomeno il domicilio temporaneo, allo stesso indirizzo della persona che si assiste, le cui condizioni devono essere comunque accertate da una commissione medica.
Redazione Nurse Times
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