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Piemonte, protocollo per patologie di confine e infermiere flussista per snellire le attese in pronto soccorso

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Pronto soccorso intasati, Snami propone ambulatori per piccole urgenze aperti dalle 8 alle 24
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Ecco le novità pensate dalla Regione per far fronte al problema dei reparti di emergenza sovraffollati.

Per far fronte al problema dei pronto soccorso sovraffollati (con attese che possono durare giorni), e in particolare al fenomeno del boarding, ossia lo stazionamento in barella dei malati che dopo la diagnosi aspettano un posto libero per il ricovero, in Piemonte arrivano il protocollo per le patologie di confine e l’infermiere flussista. Si tratta di novità pensate dal gruppo di lavoro della Regione con i medici urgentisti per reinventare le procedure che regolano le corsie ospedaliere di emergenza.

“Quello che serve al nostro comparto è un grande cambiamento culturale – precisa Marina Civita, presidente di Simeu (Società italiana della medicina di emergenza-urgenza) Piemonte e Valle d’Aosta e direttrice del reparto di emergenza-urgenza di Pinerolo -. I pronto soccorso non devono più essere visti dal resto dell’ospedale come un ‘problema’ solo di chi ci lavora, ma come una parte della struttura che di fatto è l’anticamera di altri reparti”.

Civita spiega al Corriere della Sera cosa significherà che tutti i centri abbiano un protocollo per le patologie di confine, strumento pensato per velocizzare lo spostamento in corsia di alcuni casi pluripatologici, da lei già sperimentato già nel suo reparto: “Faccio un esempio: un paziente che arriva in emergenza perché si è rotto il bacino, ma ha anche altre patologie – magari è cardiopatico -, in attesa dell’intervento chirurgico è di solito ricoverato in area medica. Che però è quella più generalista, e per questo accoglie un gran numero di malati e fa più fatica ad avere posti letto liberi. Con questo metodo innovativo i sanitari possono dirottare quel malato in cardiologia fino al momento dell’intervento, così da garantire a lui le giuste cure e attenzioni, liberando contemporaneamente un posto del pronto soccorso, dove resterebbe in barella fino a quando non si trovi un letto di medicina generale”.

Il gruppo di lavoro pensato per costruire un piano straordinario per i pronto soccorso fa tesoro dell’esperienza gestionale vissuta durante la fase più acuta della pandemia. Si incontra settimanalmente per discutere strategie e verificare il raggiungimento degli obiettivi ed è formato da Marina Civita, Fabio De Iaco (direttore dell’Emergenza-urgenza al Maria Vittoria e presidente nazionale Simeu), Carlo Picco e Gianluca Ghiselli, rispettivamente commissario e direttore sanitario di Azienda Zero, dal governatore piemontese Alberto Cirio e dagli assessori a alla Sanità e alle Politiche sociali, Luigi Icardi e Maurizio Marrone.

E l’infermiere flussista? “E’ una risorsa aggiuntiva – prosegue Civita -, pensata per coordinare e accelerare ogni step del reparto, verificando i tempi d’attesa di ogni prestazione e fare in modo che la catena dello screening a cui è sottoposto un paziente non subisca ritardi e sia accelerata il più possibile. Un esempio? Quando tutti gli esami prescritti dal medico che ha visitato il malato sono stati eseguiti e i referti sono arrivati, si avvisa il collega in modo che non ci siano tempi morti, e siano emesse il prima possibile diagnosi finale e destinazione (reparto o dimissione ndr)”.

Redazione Nurse Times

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